Migranti, Rampelli stronca la Bellanova: «Voi sareste gli “umani”? Volete solo nuovi schiavi»

7 Mag 2020 15:56 - di Angelica Orlandi
Bellanova

Lo sfogo di Fabio Rampelli dalle sue pagine social è tutto da leggere per stanare quante ipocrisie la sinistra di governo abbia in seno. Si discute della sanatoria dei migranti proposta dalla renziana Bellanova. Ebbene, “che differenza passa tra un ‘nero’ e un ‘bianco’? Per noi nessuna”, dice netto il vicepresidente della Camera. Che prosegue il ragionamento che spazza via il piano del ministro delle politiche agricole.

” Quando sono con la schiena piegata a raccogliere pomodori hanno diritto entrambi a paghe dignitose, contratti trasparenti, garanzie sociali equivalenti. Ma pare che ai ministri di questo governo occorra altro, serva dare una carta d’identità a 600mila immigrati clandestini per legittimarne la presenza in Italia. Così potranno andare ad alimentare il caporalato malavitoso, lo sfruttamento del lavoro nero senza l’aggravante della clandestinità. Magari qualche grande azienda balorda ci punta pure, così come potrà gioirne la criminalità”.

“Il governo stronchi questo traffico”

Pe questo una sanatoria non risolverebbe nulla, anzi. “Il Governo Conte deve stroncare questo traffico di stranieri pagati 4 euro al giorno e stipati nelle tendopoli ai bordi dei campi. E  deve dare dignità al lavora della terra: regolarizzandolo, emettendo i voucher, consentendo agli addetti di guadagnarsi uno stipendio utile a sostenersi. Di questo c’è bisogno, non di sanatorie di immigrati. Se il lavoro nei campi sarà ‘giusto’, gli italiani e i tanti immigrati regolari che esistono nella nostra nazione lo prenderanno al volo”.

Rampelli evidenzia poi anche un altro elemento virtuoso da spendere sull’argomento.
“Sarebbe giusto far lavorare in agricoltura o negli impieghi socialmente utili i percettori del reddito di cittadinanza:  quelli per intenderci che guadagnano 780 euro al mese per stare a casa. Così facendo non ci sarà bisogno di ‘nuovi schiavi’”. Ma al governo interessano altre cose, evidentemente.

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