Migranti, la maxisanatoria spacca il Pd. Orfini: «Ancora un compromesso al ribasso»
«Non abbiamo abolito i decreti sicurezza. Non abbiamo approvato lo ius soli. Abbiamo fatto un decreto per chiudere i porti. Sulla regolarizzazione forse un compromesso al ribasso. Non è tempo di fare polemiche, si dice. Ma a un certo punto se ne potrà discutere? Perché così non va». La prosa sincopata, tipica del tweet, regala un ritmo incalzante allo sfogo del dem Matteo Orfini, già presidente del Pd al tempo in cui alla guida del Nazzareno c’era un altro Matteo, Renzi. L’intesa tra i due era generazionale, perfetta. Tanto da farsi immortalare mentre erano rapiti entrambi dalla playstation.
Orfini è stato presidente dei Dem
Uscito di scena Renzi, Orfini è stato ricacciato in un cono d’ombra. Il suo tweet, tuttavia, un senso ce l’ha perché segue di poco il micidiale attacco sferrato dall’Huffington Post all’indirizzo di Zingaretti, accusato di fare da scendiletto al M5S. Nello sfogo di Orfini riecheggiano gli stessi toni e, soprattutto, gli stessi concetti, tutti legati al tema dell’immigrazione. E qui torna in ballo Renzi. È infatti renziana la ministra Bellanova. La proposta della sanatoria degli immigrati irregolari è sua. «O si fa o mi dimetto», ha ultimato a Conte. Il quale capitolerebbe volentieri se solo glielo consentissero i Cinquestelle. Ma questi recalcitrano. Ad intestarsi il compromesso è il Pd ma, come lamenta Orfini, è «al ribasso»: permessi di un solo mese e solo per la filiera agricola.
L’adozione di Conte da parte di Zingaretti rischia una crisi di rigetto
La sensazione, tuttavia, è che la sanatoria sia nient’altro che la prova tecnica di un possibile regolamento di conti a sinistra. La permanenza di Conte a Palazzo Chigi convince sempre meno. Il M5S se ne fida a giorni alterni e Renzi non fa mistero di volerlo licenziare. Solo il Pd lo ha quasi adottato rischiando però una crisi di rigetto. Il tweet di Orfini è una conferma, Anzi, il secondo indizio dopo quello dell’Hp. Arrivasse anche il terzo, sarebbe la prova che, oltre a Conte, anche la leadership di Zingaretti è ormai giunta alla canna del gas.