Messe vietate ai fedeli fino al 18, ma i migranti s’accampano fuori e dentro le chiese da un pezzo (video)

7 Mag 2020 15:06 - di Martino Della Costa
migranti, frame da video youtube

L’autogol di Conte e dei suoi dpcm sono noti a tutti. E l’indignazione contro provvedimenti e lacune delle disposizioni governative durante il lockdown hanno scontentato (per non dire altro) moltissime categorie professionali. E non solo. Tra i delusi della “riapertura” a fasi, i moltissimi cattolici italiani. Privati del consenso alla celebrazione del rito domenicale. E proprio mentre si accordavano eccezioni e permessi ai “resistenti” del 25 aprile. Oggi però, finalmente, arriva il contrordine. E con esso, la certezza di poter celebrare il rito della messa domenicale. La Chiesa italiana riaprirà i portoni al popolo dal 18 maggio. È stato infatti firmato questa mattina, a Palazzo Chigi, il Protocollo che permetterà la ripresa delle messe. «Il testo – spiega la Cei – giunge a conclusione di un percorso che ha visto la collaborazione tra la Conferenza Episcopale Italiana, il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’Interno − nello specifico delle articolazioni, il Prefetto del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, Michele di Bari, e il Capo di Gabinetto, Alessandro Goracci – e il Comitato Tecnico-Scientifico”.

Le chiese riaprono per le messe ai fedeli il 18

Tutti d’accordo allora? E come non esserlo viste le concessioni elargite fin qui a macchia di leopardo dal governo? Certo, sempre nel rispetto le dovute cautele. E infatti, spiega la Cei, «nel rispetto della normativa sanitaria disposta per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, l’intesa – spiegano ancora i Vescovi – indica alcune misure da ottemperare con cura. Provvedimenti concernenti l’accesso ai luoghi di culto in occasione di celebrazioni liturgiche. Come l’igienizzazione dei luoghi e degli oggetti. Le attenzioni da osservare nelle celebrazioni liturgiche e nei sacramenti. La comunicazione da predisporre per i fedeli, nonché alcuni suggerimenti generali». Nel predisporre il testo, insomma, si è cercato di «tenere unite le esigenze di tutela della salute pubblica, con indicazioni accessibili e fruibili da ogni comunità ecclesiale».

Cosa dice il protocollo d’intesa tra Cei, Conte e Lamorgese

Il Protocollo allora – firmato dal Presidente della Cei, Cardinale Gualtiero Bassetti, dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese –entrerà appunto in vigore da lunedì 18 maggio. I firmatari dell’accordo, spiega l’Adnkronos a riguardo sul suo sito, « è frutto di una profonda collaborazione e sinergia fra il Governo, il Comitato Tecnico-Scientifico e la Cei. Dove ciascuno ha fatto la sua parte con responsabilità», ha evidenziato il presidente della Cei Bassetti. Ribadendo l’impegno della Chiesa a contribuire al superamento della crisi in atto. Si diceva poco fa: tutti d’accordo allora? E come non esserlo, quando da settimane, ormai, i migranti bivaccano regolarmente dentro e fuori il sagrato delle chiese del Belpaese? l’ultima dimostrazione, arriva dalle colonne del Giornale che, sulle messe vietate ai fedeli. Ma sulle chiese aperte ai migranti, ha pubblicato l’ultima, drammatica testimonianza di un funzionamento di divieti e permessi a corrente alternata.

Il triste esempio di San Martino ai Monti nel cuore di Roma

Nel servizio del quotidiano diretto da Sallusti, allora, Il Giornale prende a esempio la chiesa romana di San Martino ai Monti, diventata nel corso delle ultime settimane il punto di riferimento di decine di stranieri. Che, riferisce il servizi corredato di video, gli immigrati «si vedono comparire alle prime luci dell’alba. Si accalcano sul sagrato in attesa di fare una doccia o di poter ricaricare il cellulare. È una scena che si ripete, identica, ogni giorno. Difficile far rispettare le regole di distanziamento sociale a questo esercito di senza fissa dimora». un plotone senza tetto né legge, che «viveva di espedienti, finché l’epidemia non gli ha tolto anche quelli». E allora, assembramenti tra le navate. Telefonini in carica dietro gli altari.

“Sono appena uscito dal carcere. Non ho paura di nessuno”: straniero minaccia i giornalisti

E ressa con tanto di minacce all’arrivo dei giornalisti. tanto che, riporta Il Giornale: «Un paio di africani seduti sulle scale ci urla contro mentre tentiamo di avvicinarci con la telecamera. Uno dei due si alza e attraversa la strada sbraitando. Ci insulta e ci intima di andarcene. “Sono appena uscito dal carcere. Non ho paura di nessuno”, sbotta mentre in due cercano di contenerlo. E noi ci affrettiamo ad allontanarci». ecco, qual è la fotografia della realtà che ci circonda…

In basso, quello che è successo 2 settimane fa davanti alla chiesa di don Biancalani in provincia di Pistoia.

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