Li “disturbava” chiedendo assistenza: infermieri sedano paziente fino a farla morire

20 Mag 2020 12:33 - di Redazione
infermieri

Per non farsi disturbare più con le sue continue chiamate, le avrebbero somministrato una dose massiccia di psicofarmaci non prescritti, provocandone la morte. Per questo due infermieri del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria sono stati arrestati con l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato, cui si sono aggiunte anche le accuse di falsità in atto pubblico, peculato e truffa aggravata ai danni del ministero della Sanità.

Gli infermieri non volevano essere disturbati

La vittima era una paziente psichiatrica di 41 anni. La donna era ricoverata perché affetta da sindrome bipolare ma,  a parte alcuni episodi di insonnia e di incontinenza, risultava in buone condizioni fisiche. La sua morte improvvisa, avvenuta alla fine di febbraio del 2018, ha quindi fatto scattare le indagini. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la notte del 24 febbraio la donna, per il suo stato di agitazione e per i problemi di incontinenza, avrebbe richiesto più volte l’intervento degli infermieri. Gli operatori sanitari, però, a quanto pare infastiditi dalle continue chiamate, le avrebbero somministrato di propria iniziativa una massiccia dose di psicofarmaci, causandone la morte.

“La morte provocata dallo psicofarmaco”

Nello specifico, i consulenti medico-legali della procura hanno accertato che il decesso è stato determinato dalla somministrazione di un farmaco non prescritto in cartella clinica; né annotato nel diario infermieristico; né portato a conoscenza dei medici che avevano in cura la donna. L’interazione del farmaco somministrato “clandestinamente” con quello somministrato dal medico, ignaro di tutto, ha determinato, la mattina seguente, l’insorgenza di una depressione cardiorespiratoria e la catena di eventi che hanno portato alla morte della donna. A rafforzare le accuse, inoltre, ci sarebbero anche alcuni messaggi vocali che la mattina la paziente ha inviato a parenti ed amici. Vi raccontava proprio che durante la notte gli infermieri le avevano somministrato cento gocce di uno psicofarmaco.

Le attività illecite degli infermieri

Per quanto attiene, poi, alle altre accuse, dalle indagini è emerso che gli infermieri si appropriavano indebitamente di farmaci e presidi ospedalieri utilizzati per quella che gli inquirenti considerano una collaterale attività infermieristica casalinga. Gli indagati, è la ricostruzione degli inquirenti, si recavano a casa di persone bisognose di cure per fornire loro farmaci senza alcuna autorizzazione dell’Azienda sanitaria. Gli investigatori hanno trovato parte di questi farmaci a casa degli arrestati nel corso delle perquisizioni. Inoltre le stesse indagini hanno accertato che i due infermieri attestavano falsamente la loro presenza in servizio attraverso la timbratura del cartellino elettronico. Da qui l’accusa di truffa aggravata allo Stato. Infine, i due infermieri finiti ai domiciliari sono anche indagati anche per esercizio abusivo della professione medica, visto che prescrivevano e fornivano medicinali e psicofarmaci a soggetti che avevano bisogno di cure.

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