La Cina in guerra contro di noi: inonda l’Occidente con dispositivi medici difettosi

6 Mag 2020 17:59 - di Antonio Pannullo
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Ma a che gioco sta giocando la Cina? Quindici nazioni in quattro continenti ultimamente hanno riscontrato dei problemi con i test per la diagnostica del coronavirus e con i dispositivi di protezione individuale di produzione cinese. Tali problemi vanno dai kit di test contaminati dal Covid-19 all’abbigliamento sanitario protettivo infestato da insetti. Lo rivela il Gatestone Institute, un think tank internazionale con sede a New York, che racconta tutta la vicenda in un’inchiesta.

La Cina rifiuta di assumersene la responsabilità

Pechino ha rifiutato di assumersi la responsabilità dei dispositivi difettosi e spesso ha addossato la colpa ai Paesi che hanno acquistato il materiale. La Cina ha poi reiteratamente invitato a smettere di “politicizzare” il problema. La Spagna, epicentro della crisi del coronavirus in Europa, ha riscontrato il maggior numero di problemi con i dispositivi medici acquistati dalla Cina. Ma anche altri Paesi hanno denunciato problemi con il materiale made in China. Australia, Austria, Belgio, Canada, Filippine, Finlandia, Georgia, India, Irlanda, Malesia, Olanda, Repubblica ceca, Slovacchia, Turchia, Regno Unito e Usa.

La Spagna accus ala Cina: test diagnostici difettosi

Il caso Spagna è il più clamoroso. Poco dopo lo scoppio della pandemia, Madrid ha acquistato dalla Cina dispositivi medici di protezione per 432 milioni di euro. I fornitori cinesi chiesero di essere pagati in anticipo prima di effettuare le consegne. Ora – rivela il Gatestone Institute – sembra che gran parte del materiale cinese sia di pessima qualità. Un mese fa il ministero della Salute spagnolo ha detto che oltre mezzo milione di test diagnostici per il coronavirus acquistati da un fornitore cinese, la Shenzhen Bioeasy Biotechnology erano difettosi. La Bioeasy ha accettato di sostituire . Ma il 21 aprile il quotidiano El País ha scritto che tutti i 640 mila test sostituiti erano inefficaci. Il governo spagnolo esige ora un rimborso.

Ma come si diceva a fine marzo, la Cina ha invitato i Paesi europei a non “politicizzare” le preoccupazioni in merito alla qualità delle forniture mediche dalla Cina. “I problemi dovrebbero essere adeguatamente risolti sulla base di fatti e non di interpretazioni politiche”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Affari Esteri Hua Chunying. Il governo cinese ha poi annunciato di aver rafforzato le misure di supervisione dell’esportazione dei kit di test prodotti in Cina.

Fallati anche i dispositivi venduti agli Usa

Tre settimane fa, il Wall Street Journal ha rivelato che milioni di pezzi di dispositivi medici  per gli Stati Uniti erano ancora all’interno dei magazzini in Cina. La senatrice statunitense della Georgia Kelly Loeffler  – scive sempre il think tank americano – ha accusato Pechino di ritardare la consegna delle forniture dei kit di test: “I test sono fondamentali per riaprire il nostro Paese. Sono preoccupata che la Cina stia trattenendo i kit di test. Stanno giocando con la politica commerciale per impedire a noi, gli Stati Uniti, di avere i test di cui abbiamo bisogno”.

Pietra tombale sulla globalizzazione voluta dalle sinistre

Qui la globalizzazione tanto esaltata dalla Ue e della sinistra mondiale, ha messo in luce che l’Occidente si è reso dipendente dalla Cina comunista per queste e altre forniture essenziali. Andrew Michta, decano del College of International and Security Studies presso il George C. Marshall European Center for Security Studies, ha evidenziato alcune cose. “Sembrava che l’intreccio profondo dei mercati – che avrebbe dovuto condurre alla ‘complessa interdipendenza’ prevista dai teorici delle relazioni internazionali per gran parte del secolo, avrebbe portato a un aumento della stabilità globale (…) ha invece creato una struttura intrinsecamente fragile e vacillante che sta esacerbando l’incertezza in un momento di crisi”.

Anche la delocalizzazione è stata un inganno

Concludendo: “Se qualcosa di buono è derivato dal devastante impatto avuto sulla nostra nazione da questa pandemia causata dal regime comunista cinese con la sua malizia e incompetenza, beh, quello sarà la probabile perdita di entusiasmo per la globalizzazione così come la conosciamo in Occidente. Dopo tre decenni di ginnastica intellettuale finalizzata a convincere gli americani che la delocalizzazione della produzione e la relativa deindustrializzazione del Paese sono un bene per noi, è giunto il momento di una resa dei conti”.

(Fonte: Gatestone Institute)

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