Italiani allo stremo, beffa di governo e Inps sui 600 € agli autonomi: ecco il “cavillo truffa” che blocca l’erogazione

27 Mag 2020 12:54 - di Lorenza Mariani
bonus 600 euro Inps foto Ansa

La vicenda dei bonus da 600 euro agli autonomi da parte dell’Inps sta assumendo i contorni del vero e proprio scandalo. O della farsa: tanto per essere cauti e cercare di contenere indignazione e sconcerto, che montano ad ogni nuovo caso conclamato. Ad ogni recriminazione su quanto promesso e disatteso dal governo in merito agli aiuti di stato mai richiesti e mai arrivati. In realtà, infatti, quella che si sta consumando ormai da mesi a questa parte. Tutti i giorni e sotto gli occhi di ciascuno di noi, è una tragedia economica inferta sui cittadini, in spregio di quanto assicurato. E annunciato con roboanti spot propagandistici da premier e ministri in diretta tv, a reti unificate per tante. Troppe, volte…€

La beffa di governo e Inps sul bonus da 600 euro agli autonomi

La vicenda dei bonus da 600 euro agli autonomi a cui ci riferiamo, dunque, riguarda le somme non ancora erogate dall’Inps per il mese di marzo, che investe e danneggia migliaia di cittadini. In queste ore l’Istituto, ancora pesantemente in arretrato con migliaia e migliaia di domande, con buona pace dell’ordine di protocollo (un piccolo esempio: la domanda n. 21580 in Italia ha avuto risposta – di diniego! – solo dopo 56 giorni), sta rispondendo ai cittadini che ancora devono percepire il bonus di due mesi fa, che la domanda è respinta. La motivazione beffa? «Non risulta iscrizione alla gestione separata». Che, come noto, è uno dei requisiti normativi per avere diritto alla erogazione del bonus.

Protesta e rabbia dei cittadini montano sui social

Migliaia di cittadini – letteralmente inferociti su Twitter – protestano con veemenza in queste ore. E denunciando dileggio e torto subiti, pubblicano le loro iscrizioni alla gestione separata addirittura dagli Anni Novanta! Ma non è finita qui: lo abbiamo detto, a farsa (hacker Insp) si aggiunge farsa. Il cittadino che si vede respinta la domanda ha due opzioni: cliccare sul bottone “RINUNCIA” (eh già, guarda caso!). O produrre idonea documentazione nel termine di 20 giorni dalla data di comunicazione del diniego alla domanda. Sembra tutto semplice: basta allegare la prova documentale dell’iscrizione alla gestione separata e attendere (altri venti giorni) la risposta dell’Istituto.

La presa in giro inferta nei fatti e a parole dal presidente Tridico

Risposta che – questa volta tempestiva – non manca: il documento non è leggibile. E dunque l’istanza è irricevibile. Con la conseguenza che, trascorso il termine per questa sorta di impugnativa, il diniego diventa definitivo. E si perde definitivamente e inevitabilmente il diritto al bonus. Un ingegnoso sistema – frutto della più imperante burocrazia in danno del cittadino – che questa volta però assume i contorni della illiceità (oltre che della inaccettabilità) e della vera e propria presa in giro che il cittadino deve subire. Soprattutto alla luce delle parole del Presidente Inps Tridico («stiamo riempiendo gli italiani di soldi»)…

I timori della Lamorgese legati alle fantomatiche e ripetute promesse… disattese

Ma è meglio seguire altre parole, rispetto alle fantomatiche e ripetute promesse: quelle del Ministro dell’Interno Lamorgese. Lei si che ha pienamente ragione nell’aspettarsi a breve gli italiani rabbiosi in piazza continuando la situazione di aiuti economici sbandierati in conferenze stampa che poi non arrivano. Vuoti proclami enunciati sulla pelle di famiglie e lavoratori alla fame…

Da Twitter solo qualche esempio di indignazione a angoscia dei cittadini:

   

 

 

 

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