Il “Manifesto per la libertà” dell’Unione italiana forense contro la dittatura di Conte ai tempi del coronavirus

3 Mag 2020 18:57 - di Redazione
Unione italiana forense

“Noi difendiamo la libertà. Con coraggio, con audacia e con fermezza”. Inizia così il Manifesto per la Libertà redatto dall‘Uif, Unione italiana forense. Che scende in campo per difendere la grande tradizione nazionale e di libertà e i diritti individuali calpestati dal governo Conte. “La pandemia ha imprigionato i pensieri – si legge – addormentato le coscienze, impaurito i cittadini. E ci ha lasciato in balìa di decisioni liberticide. Tollerate nella speranza di un’azione efficace, tempestiva, appropriata e strutturale”.

Il Manifesto dell’Unione italiana forense

Un’iniziativa coraggiosa, quella dell’Unione italiana forense, promossa dal presidente nazionale Elisabetta Rampelli e dal presidente della sezione romana Antonio Ferdinando De Simone. Il Manifesto per la Libertà scalfisce pezzo dopo pezzo la pericolosa narrazione del governo ai tempi del Covid-19. Che in questi mesi di emergenza ha gestito la cosa pubblica con approssimazione, ignoranza e pericolosità. Come se fosse sua proprietà.

“Noi vogliamo proteggere la Costituzione contro ogni violazione. Contro ogni lesione, ogni strumentalizzazione”, si legge nel Manifesto. E ancora: “Noi crediamo nel risveglio delle coscienze. Nella consapevolezza che secoli di lotte per i diritti umani non possano scomparire di fronte a un’emergenza socio-sanitaria. Resa drammatica da pressappochismo, disorganizzazione. E arroganza del potere”.  L’Uif sente il compito di scendere in campo per tutelare la “nostra tradizione di sensibilità e creatività. Di piccole eccellenze e fantastiche realtà. Di pensieri che volano alto e rappresentano i valori. E il carattere di un popolo straordinario“.

No all’abuso di Dpcm liberticidi

Ferma opposizione alla sequela di Dpcm che hanno limitato le libertà. “Che rappresentano un modo autoritario e illegittimo di imporre restrizioni. E disarmare le coscienze. Poiché anche in piena emergenza da coronavirus – come ha ricordato il presidente della Consulta – il sistema istituzionale e giuridico resta quello previsto dalla Costituzione”. Noi – si legge – “vogliamo fermare questa deriva autoritaria prima che sia troppo tardi”. I principi fondamentale sanciti dalla prima parte della Costituzione – ricorda l’Uif – sono immodificabili.

Si fa riferimento all’articolo 3 della Costituzione che assegna alla Repubblica il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza. E impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Ma anche all’articolo 13 che ritiene la libertà personale inviolabile. E non ammette restrizioni se non per atto motivato dall’Autorità giudiziaria. E solo nei casi e nei modi previsti dalla legge. Autorità che sancisce una “Riserva di legge” che, per motivi di sanità e sicurezza, rende possibili limitazioni sole se stabilite con legge. Nel testo si fa riferimento alla Carta di Nizza (la Carta dei diritti fondamentali della Ue)  che stabilisce l’inviolabilità della dignità umana. E assicura a ogni individuo il diritto alla libertà e alla sicurezza.  Ma anche il diritto individuale alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.

“Noi sappiamo che persino l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha ammonito i paesi a rispettare lo stato di diritto, durante la pandemia da coronavirus. E ha limitato nel tempo le misure eccezionali per evitare una ‘catastrofe’ dei diritti umani”. In Italia invece? “Abbiamo visto limitare i diritti fondamentali oltre ogni atto di ragionevole durate con atti vaghi e illegittimi. Abbiamo assistito a discriminazioni ingiustificate tra attività consentite e non. All’assenza di dibattito parlamentare sul ricorso a forme di debito, in violazione dell’articolo 81. Allo stravolgimento di patti e sfregio del diritto di culto con irruzione delle forze armate nelle Chiese, in violazione degli articoli 8 e 28 della Costituzione”.

“Chiediamo il ritorno alla Repubblica parlamentare”

Un cahier de doléance robusto  e circostanziato che negli ultimi punti lascia il passo alle proposte e agli impegni dell’Uif. Si contesta l’esautorazione del Parlamento in favore di “una pletora di Task force non eletta da nessuno. Con persone scelte e nominate con criteri assolutistici e non chiari. Alle quali si è affidato addirittura il compito di tracciare gli uomini. E per le quali si pretenderebbe l’immunità, in spregio all’articolo 28 della Costituzione”. Si  invoca il ripristino della Repubblica parlamentare con la discussione dei provvedimenti in Aula. Si stigmatizza l’uso del Decreto del presidente del consiglio dei ministri. E del decreto legge convertito poi con la fiducia su temi soggetti ad apposita procedura parlamentare. Inderogabile persino se fosse dichiarato lo stato di guerra.

Si contesta la propaganda di regime. “Che ha volutamente oscurato le voci dissenzienti e creato una Commissione per reprimere le opinioni diverse. Senza alcun rispetto dell’articolo 21 della Costituzione e dell’articolo 11 della Carta di Nizza”. Inoltre l’Unione italiana forense  rifiuta la “morte del diritto al giusto processo, già ferito da norme liberticide. E sostituito dal ‘processo da remoto’ che penalizza il diritto di difesa. Uccide la sensibilità, robotizza i sentimenti, priva i cittadini di avere un contatto umano con chi deve giudicare. Non dà garanzie di sicurezza e tutela della privacy”. Per questo si chiede con forza che la giustizia riprenda il suo corso .

“Noi non dimentichiamo che i Padri costituenti e i nostri nonni ci hanno consegnato le chiavi di un Paese libero e liberato con il sangue. E nel loro nome non vogliamo e non possiamo più tacere. Noi rifiutiamo l’ipotesi che il silenzio e l’ignoranza diventino gli artefici del nostro destino”. Il Manifesto per la libertà si conclude con un sonoro impegno. Quasi un giuramento. “Noi vogliamo riprenderci le conquiste, restituire fiato alle nostre coscienze. Svegliare i dormienti. Rivendicare la nostra Costituzione e la Carta di Nizza. Perché non vi è bellezza più grande della lotta per difendere i sacri principi di Libertà e giustizia. Del dovere di conservare e formare l’Uomo libero. Noi ci opponiamo a che i cittadini siano trattati come sudditi”. Il Manifesto si conclude con una rivisitazione di Marinetti. “Ed è per questo che ancora una volta scagliamo la nostra sfida alle stelle. E urliamo a gran voce Libertà”.

 

Commenti

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  • pino roca 4 Maggio 2020

    Alla buonora vi siete finalmente svegliati dal letargo… veloci come il bradipo.
    Ormai la popolazione sta bollendo come una pentola di fagioli e ci può scappare una rivoluzione fra le forze dell’ordine che – oltre a grandi gesti di umanità – sono avvolte costretti ad interventi e azioni di forza per arginare il giustificato ed enorme disagio della cittadinanza che sfocia anche in rabbia e disperazione. La politica è in ritardo, la magistratura è in ritardo, le categorie di chi conosce la Legge e la Costituzione è in ritardo, Mattarella è in ritardo, una parte degli stessi medici e professionisti sono stati in ritardo; non supportare per tempo chi era al fronte.
    Tutti questi avete lasciato senza contraddittorio la voci pontificanti e contraddittorie di Burioni, Ricciardi, Conte e Casalino, (le note star televisive e dei social) a dettare legge su tutto.
    Si è mosso con solerzia ma con gran fatica il popolo del web, Blogger dell’informazione e altri che facevano altro di mestiere, singoli cittadini e alcuni professionisti a proprio personale rischio.
    Allora Benvenuti tra noi, ora metteteci tutto l’impegno e gli attributi e dateci una mano ad uscire fuori da questo pantano perché l’Italia e gli Italiani la forza e la determinazione di rialzare il capo ce l’hanno.

  • Francesco 3 Maggio 2020

    Fondamentale è il nostro diritto alla libertà Sancita dalla nostra costituzione e violata dai numerosi DPCM del presidente del consiglio