Cattabiani, la grande battaglia dell’intellettuale che fece conoscere Tolkien agli italiani

25 Mag 2020 14:02 - di Massimo Pedroni

Ci sono persone di invidiabile cultura e capacità, che con apparente distacco, lasciano cadere sui binari del trenino dei Totem e Tabù della modernità  piccole pietre di saperi alternativi. Se  non bastano a farlo deragliare completamente , costringono  i viaggiatori a tirare il freno d’emergenza.     Reazione, che  fece da cornice al comportamento, non encomiabile,  che tenne  nell’episodio di cui vogliamo parlare, l’illustre Professore  Norberto Bobbio. Nella qualità di controrelatore,   alla presentazione della tesi dilaurea presentata dal giovane laureando Alfredo Cattabiani. La tesi era sulla figura del poliedrico Josef de Maistre, filosofo,  politico, diplomatico,  giurista savoiardo di lingua francese e esponente di punta del pensiero controrivoluzionario. Il professor Bobbio, con scarso senso del rispetto dovuto a chiunque, paludato di certezze da vestale fuori tempo massimo, scagliò a terra sdegnato l’elaborato del giovane laureando.

La reazione, del professore, può apparire a un primo sguardo, quantomeno un poco sopra le righe. In realtà, ebbe fiuto. Ottimo fiuto. Aveva individuato, nello spessore analitico del lavoro di Cattabiani, e nella matrice di tessuto argomentativo di vaglia della tesi, un avversario che avrebbe intellettualmente dato del filo da torcere a chiunque. Alfredo Cattabiani nacque a Torino il 26 maggio del 1937. Contesto storico e ambientale, nel quale rilevante e di “peso”, era la  presenza del pensiero illuminista e laicista, derivante in speciale modo dal Partito d’Azione. Partito  al quale il Professore era stato iscritto. Altrettanto presente la cultura derivante dall’ ideologia marxista. Il pensiero, di Piero Gobetti, altro torinese, alitava nei salotti buoni della città.   Presentando la tesi su de Maistre, Cattabiani  in quel panorama aveva già operato la sua scelta di campo. Necessariamente e coraggiosamente alternativa, a quello dello scenario descritto. Avrebbe svolto l’attività per così dire del “militante per la cultura”.   Nei primi anni “60, con un gruppo di altri giovani “eretici”, che gravitavano attorno al filosofo Augusto Del Noce fondarono la casa editrice L’Albero.

Correva l’anno 1962. Tra le altre pubblicazioni, ricordiamo quella del libro scandalo del 1931 “La grande paura dei benpensanti”  di Georges Bernanos. Libro che ebbe la prefazione di Carlo Bo.L’intendimento era portare all’attenzione autori e filoni culturali, fino ad allora biasimati o negletti. Marginalizzati. In maniera peculiare, autori cattolici,le cui opere erano caratterizzate da una forte spiritualità. Cattabiani terminata l’esperienza con la casa editrice L’Albero, sempre con il patrocinio morale del filosofo Del Noce, approdò alla casa editrice cattolica, sempre torinese Borla. In questo contesto collaborò anche con Elmire Zolla. Con il quale inseguito, si ritrovarono in  nella casa editrice Rusconi.  Per la  casa editrice Borla creò la collana “Documenti di cultura moderna”, in essa ebbero spazio libri di autori quali Simon Weil, René Guenon, Mircea Eliade, il biologo Giuseppe Sermonti e molti altri, tutti sul filo di varie “eresie”  rispetto alle “verità conclamate”.

Ma è alla Rusconi, che il  “militante culturale” Cattabiani nella qualità di direttore editoriale ebbe modo di sviluppare i suoi progetti. Essi furono di forte impatto, radicalmente innovativi per il panorama dell’offerta editoriale dell’epoca. Visione organica a un “pensiero forte” che ha le sue fondamenta nella  spiritualità dell’essere umano, e nella sua infinita ricerca di assoluto.   Declinato il tutto in sensibilità  articolate, che possono svilupparsi attorno a concezioni così impegnative. Le scelte editoriali operate furono talmente incisive che dalle colonne di Rinascita, fu teorizzato e, inseguito ancor più tristemente attuato, un “cordone sanitario” attorno alle opere promosse dalla Rusconi. Ricordiamo alcuni autori, Cristina Campo, Pavel Florenskij, Guido Ceronetti e quel “Signore degli anelli” di J.R.R. Tolkien, che in seguito avrà anche una trasposizione cinematografica di enorme successo. Tolkien, arrivò in Italia grazie a Alfredo Cattabiani su segnalazione di Elemire Zolla. Ma la levata di scudi contro Alfredo Cattabiani, alla fine ebbe effetto.  Gli avversari, che ben avevano inteso, le potenzialità “rivoluzionaria”, delle scelte di “quella” Rusconi la ebbero vinta. Salvaguardando così, gli assetti editoriali, che garantivano tranquillità ai padroni del pensiero della industria culturale.    L’editore, a malincuore fu costretto a privarsi del suo direttore editoriale.

Cattabiani, non si perse d’animo. Fu collaboratore di varie testate e conduttore radiofonico. Pubblicò svariati libri tra i quali ricordiamo: Erbario (Dialogo sulle piante e sui fiori simbolici), Calendario (le feste i miti, le leggende, i riti dell’anno), Lunario (dodici mesi di riti feste e leggende popolari)). Alfredo Cattabiani era un maestro di interpretazione dei simboli, e uno studioso delle tradizioni.  Erano giacimenti sommersi, nei quali bisognava andare a rovistare. Come pochi fu capace di riportare alla luce universi di valenza archetipica.  L’autore di quei volumi, ha avuto la capacità di riportare allo sguardo contemporaneo, sensibilità, mistiche, rituali, spirituali.

Per qualcuno in cerca di definizioni, Cattabiani  può essere considerato uomo di destra, come giusto che sia. Penso che una simile personalità, avrebbe meritato di più. Ma le tempistiche, le modalità e le finalità del momento della politica con il momento della cultura sono sempre parzialmente coincidenti, ma non sovrapponibili. Le frizioni che ciò può determinare, è fucina di tante incomprensioni. Amarezze. Ma questo non vuol dire, prendendo spunto dall’Erbario,  che l’erba del vicino sia la migliore. Anzi. Quella di Alfredo Cattabiani era sicuramente tra le più succose.

 

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