Caso Salvini, Legnini gioca in difesa: «Il mio? Fu un intervento doveroso, lo rifarei…»
«Si trattò di un intervento doveroso, che rientra nelle competenze del Consiglio superiore. Svolto esclusivamente a tutela dell’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato. E che rifarei esattamente negli stessi termini. Poiché mi sono sempre battuto per affermare le reciproche sfere di autonomia tra magistratura e politica. I messaggi oggi pubblicati non hanno nulla a che vedere, dunque, con la vicenda Palamara. Di cui le cronache si stanno occupando da un anno». Lo dichiara in una nota Giovanni Legnini, ex vicepresidente del Csm. Oggi Legnini è stato travolto dalle polemiche. La Verità ha pubblicato altre chat. Secondo quanto ricostruito dal quotidiano il tema dello sbarco della nave Diciotti a Catania sarebbe stato utilizzato come grimaldello per far barcollare Salvini.
Belpietro su Legnini
Scrive Maurizio Belpietro nel suo fondo su La Verità: «Il caso Palamara è un pozzo senza fondo, da cui ogni giorno vengono a galla nuove rivelazioni sugli intrighi della magistratura. L’ultimo è un sms che le indagini attribuiscono a Giovanni Legnini, all’eopoca dei fatti vicepresidente del Csm, cioè appena un gradito sotto Sergio Mattrella. E che dice l’uomo nominato da Matteo Renzi ai vertici dell’organismo di autogoverno della magistratura?…». Ora dopo la valanga di polemiche e di accuse Legnini gioca in difesa.
Legnini: «Vi spiego come stanno le cose…»
«In relazione alle ricostruzioni apparse oggi sul quotidiano La Verità e alle prese di posizione di alcuni esponenti politici mi preme precisare alcuni elementi. I fatti – spiega Legnini – sono noti e facilmente verificabili. Risalgono al 24 agosto 2018 e ai giorni successivi. Il Procuratore della Repubblica di Agrigento aveva avviato un’indagine sulle vicende dello sbarco dei migranti dalla nave Diciotti. Ed in conseguenza di tale attività era stato fatto oggetto di aggressioni sulla stampa e sui social da parte di esponenti politici e di governo. La magistratura associata si espresse subito con posizioni a tutela dell’indipendenza delle attività del Procuratore. Intervenne pubblicamente l’Anm, il gruppo di Autonomia e Indipendenza, altri gruppi e singoli ed autorevoli magistrati».
«Chiesi ai magistrati di esprimere la loro posizione»
«Le attività del Consiglio superiore della magistratura – ricorda – erano sospese a causa del periodo feriale. Quale vicepresidente era mio dovere istituzionale, prima di assumere qualsiasi posizione, consultarmi con i componenti del Consiglio. Pertanto chiesi ai rappresentanti individuati dai gruppi consiliari di esprimere la loro posizione. I messaggi che sono stati resi pubblici rendono conto di questa richiesta. Il cui significato è esattamente opposto a quanto riferisce La Verità. Il mio lavoro era finalizzato a conoscere l’orientamento dei componenti togati… sulla tutela dell’immagine e delle attività di un procuratore aggredito ed intimidito. Dopo che tutte le componenti associative si espressero in modo unanime e conforme», prosegue Legnini.
«La posizione del Csm in una nota»
«Quale vicepresidente resi pubblica la posizione del Csm con una nota. Esclusivamente indirizzata a tutelare il sereno svolgimento delle attività di indagine da parte della Procura di Agrigento. Senza mai entrare nel merito delle stesse e senza esprimere alcun giudizio sulle attività in corso. Preannunciai inoltre che avrei investito della vicenda, come mi era stato richiesto dai gruppi consiliari, il plenum del Csm alla riapertura. Di tutto ciò diedi conto con un’intervista al quotidiano La Stampa il 26 agosto. Che riporta esattamente tali fatti e le posizioni espresse». «Questa ricostruzione dei fatti, mi auguro – conclude Legnini – possa chiudere una polemica generata dallo stillicidio di pubblicazioni di messaggi decontestualizzati e perciò parziali e fuorvianti».
Il duro attacco di Rampelli
Ma la sua difesa non convince. Immediata la reazione di Fabio Rampelli. «Riepilogo. Scoppia il caso della nave Diciotti, Legnini, vicepresidente del Csm e quindi vice del Capo dello Stato Mattarella, che presiede l’organo di autogoverno della magistratura, ordina a Palamara, a sua volta componente del Csm e presidente dell’Associazione nazionale magistrati, di attaccare per via giudiziaria il ministro dell’Interno. Nonostante entrambi ricoprano ruoli istituzionali che avrebbero dovuto onorare con imparzialità. I magistrati eseguono. Legnini esegue. La stampa esegue… titoloni, commenti, mobilitazioni, linciaggio mediatico…». Lo scrive su Facebook il deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Camera. «Non è – si chiede Rampelli – un attentato agli organi costituzionali questo? Non è associazione a delinquere questa?». Rampelli prosegue: «Non dovrebbe essergli strappata la toga di dosso e gettata alle ortiche?». E ancora: «Non dovrebbero essere annullate tutte le nomine dei Procuratori effettuate secondo l’appartenenza alle correnti del Pd e non per meritocrazia? Non dovrebbero essere riconsiderati tutti i provvedimenti disciplinari presi perché fortemente sospetti di influenza partitica? Oppure non è successo niente, sono solo compagni che sbagliano?».
«Infangato il glorioso nome della magistratura»
«Mi auguro che questi deprecabili comportamenti che stanno infangando il glorioso nome della magistratura italiana siano attenzionati dal Capo dello Stato, sanzionati dal Csm, neutralizzati per il futuro dal Guardasigilli. E mi auguro che Pd e Iv facciano autocritica, prendano le distanze da Legnini e dal suo operato come vicepresidente del Csm. Mi auguro – conclude Rampelli – non ci sia bisogno di chiederne le dimissioni dalla carica di commissario alla ricostruzione post terremoto. Sono certo che per decenza le presenterà motu proprio».
VERGOGNATEVI; VERGOGNATEVI; VERGOGNATEVI
BUGIARDI; BUGIARDI; BUGIARDI