Bestiario del coronavirus: c’hanno rovinato i pipistrelli, ma ci salveranno i macachi

16 Mag 2020 15:44 - di Ernesto Ciecaquaglia

L’umanità ha bisogno delle bestie. Soprattutto nei passaggi drammatici, delle guerre e delle epidemie. È allora  che l’immaginazione si fa bestiario.  Gli animali diventano il simbolo della rovina o, all’opposto, della rinascita. Non fa eccezione la pandemia da coronavirus. Dagli animali è arrivato il male. Forse s’è trattato dei pipistrelli. Ma dal mondo animale arriverà la soluzione. Forse si tratterà dei macachi.

Subito, all’inizio della pandemia, è cominciata la corsa ai bestiali responsabili.  Coloro che non credono alla storia del virus accidentalmente scaturito in un laboratorio di ricerca, hanno fatto subito ricorso al bestiario. Sicuramente l’orrido germe viene dal mondo animale. E questo innanzi tutto per le alterazione all’habitat naturale delle foreste. I primi indiziati sono stati i serpenti. Ma è durato poco. Sul banco degli imputati sono arrivati i pipistrelli. Custodivano loro il coronavirus? Parrebbe di sì. E tutto sarebbe derivato da certe, bizzarre abitudini alimentari cinesi. Forse qualcuno s’è pappato un pipistrello intero con tutto il coronavirus. E così ha fatto da ponte tra il mondo dell’inquietante animale e il mondo umano.  Sarà così? Certo è che i riflettori sono stati immediatamente puntati sul mercato della carne selvatica a Wuhan. Sarebbe lì il primo focolaio.Speriamo almeno  (ancorché ben magra consolazione) che il tossico pasto sia andato di traverso a questi bestiali gourmet.

Ha poi ha provveduto il governatore del Veneto, Luca Zaia ad arricchire ulteriormente il bestiario del coronavirus. «Ha pagato un grande conto di questa epidemia che ha avuto perché li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi». Così Zaia si è espresso a proposito della Cina e dei cinesi. Nella simbologia, il topo è tradizionalmente un portatore di malattie. E nel bestiario del coronavirus non poteva certo mancare.

Ma alla fine è arrivata una luce di speranza. E il bestiario ha cambiato di segno. Un esperimento condotto sui macachi ha dato risultati incoraggianti.Circa 28 giorni dopo essere stati vaccinati, gli animali avrebbero sviluppato gli anticorpi necessari a contrastare il virus Sars-CoV-2.L’esperimento è stato condotto  dall’Institutes of Health (Nih) in collaborazione con l’Università di Oxford, una sola dose del vaccino sperimentale, chiamato “ChAdOx1 nCoV-19”, avrebbe protetto sei macachi dalla polmonite causata dal virus. I sei animali avrebbero infatti sviluppato una carica virale minore, senza riportare i sintomi di polmonite e senza sviluppare una risposta immunitaria eccessiva.

Onore ai macachi, dunque.  La mite bestiola può salvare  l’umanità, l’umanità che da sempre, ingiustamente, la deride. Che bestie.

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