Virus, scenari da incubo nel piano “top secret” del ministro Speranza: ipotizzati 800mila morti
Un piano d’intervento anti-coronovirus talmente allarmante e con scenari tanto drammatici da spingere il governo a catalogarlo come top secret. Lo scoop è del Corriere della Sera, rimbalzato anche sul Giornale. Ma a confermare la notizia è arrivata anche una nota del ministero delle Salute, guidato da Roberto Speranza. Tutto ha inizio Il 22 gennaio. È il giorno in cui Speranza riunisce la prima task force contro il Covid–19. Il ministro lo rievocato a Cartabianca, il programma di Raitre condotto da Bianca Berlinguer. «Quel giorno – ha ricordato – è stato elaborato uno studio ipotetico in caso di arrivo del virus». Essendo ipotetico, spiega Speranza, il piano «era articolato su varie ipotesi, migliori e anche largamente peggiori», rispetto allo scenario poi verificatosi in Italia. A curare la prima elaborazione dello studio hanno provveduto lo stesso Ministero, attraverso la Direzione programmazione, l’Istituto superiore della Sanità e l’Inmi Spallanzani.
Scoop del Corriere della Sera
Questa prima ipotesi, contenente anche alcune misure di reazione, risale al 12 febbraio. A quella l’Italia contava solo tre contagiati, tutti provenienti dalla Cina. La situazione era insomma sotto controllo. In quella fase, precisa la nota del ministro, tutti i lavori di approfondimento, a cominciare da quello del Comitato tecnico scientifico, «si sono svolti in forma riservata». È proprio quel piano, precisa Speranza, a definire «le misure e i provvedimenti adottati a partire dal 21 febbraio», cioè «dopo la scoperta dei primi focolai italiani». Il ministro replica così a chi accusa il governo di aver tardato gli interventi anti-virus. Ma non spiega perché il decreto che dichiara tutta l’Italia “zona rossa” arriva solo a marzo.
Speranza non spiega tutto
Per Speranza, invece, è proprio l’elaborazione di quel piano ad aver consentito l’adozione di misure efficaci. Lo dimostrerebbe, a suo dire, la firma dell’ordinanza che il 21 febbraio dichiara “zona rossa” l’area del Lodigiano. «Eravamo pronti – dice il ministro – proprio perché avevamo fatto uno studio di previsione». E rivendica al governo di essere intervenuto «con durezza», altrimenti – sottolinea – «il prezzo anche in termini di vite sarebbe stato molto più salato di quello che stiamo già pagando». Infatti, tra gli scenari previsti nelle 55 pagine del dossier, ve n’era uno ben peggiore di quello attuale. Si sarebbe verificato nel caso in cui le autorità non avessero optato per il blocco totale della produzione, l’isolamento delle “zone rosse” e la quarantena dei cittadini.
Il ministero: «Non spaventare la popolazione»
Nelle ipotesi del ministero era contrassegnato come lo scenario numero tre, il più catastrofico. Era infatti stato costruito con i modelli matematici dei contagi in atto a Wuhan, con un tasso di contagiosità (R0) stimato superiore a 2. In quel caso, secondo quanto ha raccontato il direttore generale della Programmazione sanitaria, Andrea Urbani, al Corriere, i morti sarebbero potuti essere “tra 600mila e 800mila“. Ed è questo il motivo per cui il ministero della Salute lo ha catalogato come top secret: non spaventare la popolazione. Non solo con i numeri delle possibili vittime del virus, ma anche con quelli relativi ai posti-letto in terapia intensiva.