Senza le Forze Armate non si sarebbero potute portare via nemmeno le salme. C’è chi non l’ha capito
Continua l’ipocrisia sul popolo in divisa. Tutti ad elogiare i militari che affiancano le forze di polizia, a sottolineare l’abnegazione delle Forze Armate, di soldati, carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco. Ma al momento del dunque ci vuole l’opposizione per dar luogo a qualche riconoscimento economico.
Alle Forze Armate non servono solo retorici grazie
Ne abbiamo avuto l’ennesima prova in questi giorni al Senato, dove si sta discutendo uno dei vari decreti che il governo ha varato per affrontare l’emergenza coronavirus. Solo l’iniziativa dei gruppi di opposizione ha fatto sì che si stanziassero, almeno per il momento, 8 milioni in più per gli straordinari delle forze armate.
Senza i nostri militari sarebbe stato l’inferno
Come abbiamo già ricordato anche sul Secolo d’Italia, se non ci fossero stati i soldati non si sarebbero potute portare via nemmeno le salme che i Comuni non riuscivano più a gestire. Ospedali da campo e altri impegni vedono le forze armate in prima linea. Ma oltre ai retorici grazie, servono riconoscimenti economici, come per il personale della sanità, per il popolo in divisa.
Riconoscere ai nostri soldati quanto meritano
Invece, questo governo distratto invoca l’esercito, ma poi dimentica di riconoscere ai nostri soldati quanto meritano. Perché poi non equipararli ad altre forze di polizia quando vengono impiegati in funzione di ordine pubblico o comunque in funzioni connesse all’emergenza coronavirus? Questi primi 8 milioni per gli straordinari sono un segnale, ma rappresentano soltanto una parte di quello che deve essere fatto.
Lo smantellamento delle Forze Armate
E bisogna anche riflettere sull’opera di smantellamento delle forze armate e delle forze di polizia che le sinistre hanno realizzato insieme ai grillini nel corso del tempo. Comodo, nei momenti dell’emergenza, invocare la sanità militare, dimenticando i danni che sono stati fatti nel passato. C’è chi invece col popolo in divisa c’è stato ieri, c’è oggi, e ci sarà domani.