Gli anziani prime vittime del virus, ma tra tanti piagnistei nessuno si chiede come mai stanno tutti negli ospizi

21 Apr 2020 16:11 - di Daniele Milani

E’ esplosa con virulenza, ai tempi del coronavirus, la tragedia degli anziani deceduti nelle case di riposo.

Anzi sembra che il numero di contagi e delle morti avvenuti in tali strutture stia  raggiungendo un numero molto alto, tale da costituire, sul totale, un’incidenza elevata.

A questo punto, come era facile prevedere, si è scatenata la bagarre sull’accertamento delle responsabilità di coloro che in tali strutture hanno operato, ed operano, con conseguente e inevitabile intervento della magistratura, forse, in crisi di astinenza  nella circostanza, visto che il codice di procedura penale, nella fattispecie, non prevede la possibilità di inoltrare un avviso di garanzia al virus essendo questo privo di personalità fisica o giuridica; virus delinquere non potest.

Manco a dirlo la stampa e i giornalisti televisivi si sono catapultati sulla notizia con la consueta voracità inondandoci di reportage, approfondimenti e interviste. Ora vedremo che uscirà fuori da tanto fervore investigativo.

A noi, tuttavia, tutto quanto abbiamo descritto suggerisce un’ altra considerazione che poco ha a che fare con l’epidemia.

Ferme restando le impossibilità per taluni di gestire la vecchiaia o l’invalidità di un congiunto in ambito domestico, siamo proprio sicuri che molti di coloro che hanno collocato negli ospizi, perché così prima si chiamavano le case di riposo, siano stati spinti a tale condotta, non da impellenti necessità ma da egoismo, voglia di “libertà” assoluta, irriconoscenza, in una parola da quel sentire che anima il mondo moderno che ci piace definire edonismo straccione?

Non ne siamo affatto sicuri. E allora i piagnistei delle signore imbellettate o dei signori azzimati che soffrono la impossibilità di vedere i loro cosiddetti cari offerti a stupidi giornalisti in cerca di scoop ci sembrano falsi e artefatti come i monili di bigiotteria rispetto ai diamanti.

In un film di parecchi anni fa titolato “I nuovi mostri” c’è un episodio nel quale Alberto Sordi, debole marito di una donna egoista e anaffettiva è costretto a portare con l’inganno la madre anziana in un ospizio perché non più gradita tra le mura domestiche.  Nel lasciarla ad un’infermiera che la trascina all’interno della struttura, grottescamente grida : “Trattatela come ‘na regina”. Ma negli ospizi non ci sono né re né regine. Ci sono soltanto solitudine e abbandono.

 

 

Commenti

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  • chicca 22 Aprile 2020

    Prima di scrivere tali scemenze, fatevi un giro in una casa di riposo e chiedetevi se sareste in grado di assistere per anni e anni uno qualsiasi degli anziani ricoverati.
    Vergognatevi.

  • Antonino 21 Aprile 2020

    Bravo ! Ha esposto in pieno il mio pensiero che vado riferendo a tanti interlocutori da giorni , sono lacrime di coccodrillo di familiari egoisti che sperano in realtà di lucrarci sopra

  • Giulio 21 Aprile 2020

    Un detto ti avvisa di trattare bene i tuoi figli, perché saranno loro a scegliere il tuo ospizio. O muori prima oppure li finisci.