Fase 2, la previsione apocalittica: 70mila vittime se non si faranno i tamponi. I dati di uno studio italiano

28 Apr 2020 18:53 - di Fortunata Cerri
Fase 2

È uno scenario apocalittico quello che potrebbe realizzarsi in Italia. 70mila vittime se nella Fase 2  non verranno eseguiti i tamponi per bloccare il contagio. Ad oggi in tutto hanno perso la vita 27.359 persone, di cui 382 nelle ultime 24 ore. Ma sono dati che potrebbero più che raddoppiarsi entro dicembre. Durante la Fase 2 se l’attenzione non rimarrà alta e si faranno meno tamponi i morti potrebbero volare a 70mila in Italia soltanto nel primo anno di pandemia con il virus attivo anche alla fine del 2020.

Fase 2, i dati di una ricerca italiana

L’allarme arriva dai dati di una ricerca universitaria italiana firmata da Giulia Giordano, prima autrice, alla quale hanno collaborato ingegneri delle università di Trento, di Udine e del Politecnico di Milano. Insieme con i medici del San Matteo di Pavia, incluso Raffaele Bruno, l’infettivologo che ha curato il “paziente uno”, il 38enne Mattia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Medicine.

I tre scenari

«Abbiamo fatto almeno tre ipotesi diverse: con il mantenimento di un lockdown ferreo l’epidemia si esaurirebbe in uno o due mesi – racconta la ricercatrice a Repubblica – Passando alla fase 2 senza tamponi e senza controllo dei contatti potremmo arrivare a 70mila vittime e i contagi resterebbero sostenuti. Alla fine dell’anno l’epidemia sarebbe ancora in corso e la conta dei morti continuerebbe nel 2021. Allentando il lockdown, ma mantenendo l’attenzione estremamente alta sui nuovi focolai, con test fatti rapidamente ed estensivamente, l’epidemia resterebbe più o meno ai livelli di contrazione attuale. Con un tasso di replicazione di 0,77, leggermente superiore a quello di oggi, e si concluderebbe entro l’anno con un numero totale di vittime fra 30 e 35mila».

Fase 2, il modello che spiega il virus

I modelli si sono potuti realizzare grazie all’aiuto dei medici del San Matteo. «Ci hanno aiutato a tracciarne le caratteristiche», spiega la Giordano. «Con i numeri dei contagi del primo mese, abbiamo creato un modello che è in grado di riprodurre i dati e anticipare anche l’andamento dell’epidemia nel futuro. Modificando alcuni parametri, come appunto la rigidità del distanziamento sociale, siamo in grado di vedere come reagiranno le curve».

Il calcolo degli asintomatici

Il messaggio dei ricercatori è chiaro. «Solo un tracciamento aggressivo ci permetterà di allentare il lockdown senza conseguenze gravi». Nello studio si è tenuto conto «anche degli asintomatici che non ricevono un test. Nessuno conosce il loro numero preciso, nella realtà. Ma ci siamo basati sul censimento di tutta la popolazione fatto a Vo’. Calcoliamo che i non diagnosticati siano fra il 30 e il 40% dei contagiati. Il picco fra i pazienti diagnosticati sarebbe stato raggiunto in Italia tra il 15 e il 20 aprile. Quello fra i positivi in totale, inclusi i non diagnosticati, circa una settimana prima. Ma nello scenario peggiore vediamo che la curva continuerebbe a salire. E quel che oggi chiamiamo picco verrebbe presto superato da un nuovo aumento dei contagi».

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