Virus, i penalisti insorgono contro Bonafede: «Perchè le scuole sono chiuse e i tribunali no?»

6 Mar 2020 12:04 - di Redazione
Bonafede

I penalisti italiani non ci stanno a fare da cavie al coronavirus. E in una lettera al guardasigilli Bonafede chiedono «risposte inequivoche» sulle misure a tutela degli «utenti della giustizia» in relazione all’emergenza da Covid-19. La forma è ovviamente rispettosa, ma la sostanza non manca. «Quali differenze – scrive la giunta dell’unione delle Camere penali – il governo ritiene sussistano, ai fini dell’obiettivo di contenimento della diffusione del coronavirus, tra un’aula scolastica e un tribunale?». Già, quali? Per gli avvocati, quindi, «è giunto il momento di dare agli “utenti della Giustizia” una risposta logicamente e scientificamente ineccepibile: perché non si può andare al cinema, ma si deve andare in udienza?».

Lettera delle Camere penali a Bonafede

Difficile dar loro torto. Messe così, infatti, le misure adottate dal governo per bloccare il coronavirus hanno poco senso. Nessun allarmismo e nessuna isteria, premettono i penalisti, ma solo ragionevolezza e buon senso. «Ma se avete deciso di chiudere le scuole di tutta Italia – si legge ancora nella lettera a Bonafede – , dovete spiegarci  perché non chiudere, salvi i processi urgenti ed indifferibili, i tribunali». Ancor meno comprensibile, a giudizio dei penalisti, «è l’idea di rimettere ogni decisione ai responsabili degli uffici giudiziari». E, per giunta, «senza vincolarli a parametri univoci e categorici», cioè quelli dettati dalla «scienza medica» e dalla «tutela della salute pubblica».

«Dal governo scelte incomprensibili»

In pratica, il governo ha disegnato una giustizia a macchia di leopardo. Inaccettabile, per l’avvocatura. «In nome di cosa, cioè di quali cognizioni scientifiche si chiudono alcuni tribunali, e se ne tengono aperti altri?». Domande elementari, alle quali i «fiduciosi» penalisti si attendono nelle prossime ore «adeguate risposte» da parte del governo e di Bonafede. Il rischio è quello di aggiungere caso al caos. I cittadini, infatti, difficilmente comprenderanno il perché di decisioni tanto diverse. Ma è proprio così, denunciano i penalisti, che si spiana la strada «alla paura e all’irrazionalità». «Voi per primi – conclude la lettera – dovreste comprenderlo».

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • maurizio pinna 6 Marzo 2020

    A Caporetto non si arrivò per caso, al di là della abilità dell’attaccante tedesco venne agevolata dalla grande incapacità dei nostri comandanti. Ora una battaglia può avere un nemico visibile o invisibile, le strategie e le tattiche non mutano, ma il fatto è che per operare occorre avere le idee chiare e ben sgombre da qualsiasi tipo di preconcetto e , soprattutto, non si devono MAI attribuire delle INTENZIONI al nemico, soprattutto quando lo si conosce poco o punto. Nell’ attuale momento che stiamo vivendo è in atto una battaglia molto importante, contro un nemico spietato e molto manovriero, una battaglia difensiva, perché allo stato dell’arte non disponiamo di vaccini, una battaglia in cui il nostro dispositivo è materialmente e psicologicamente CARENTE. Ancora ieri sera vi erano compagni in tv che irridevano al sacro timore della gente, che consideravano gli scienziati dei ciarlatani e che erano solo preoccupati dell’economia. Ora in una manovra difensiva non devo e non posso preoccuparmi del poi, devo seguire con acume attimo per attimo la condotta delle operazioni e cercare di arrestare il nemico, soprattutto perché non ho strumenti per condurre una ritirata, se si cederà sarà una ROTTA, uno sfascio generale, un si salvi chi può, altro che pensare a chi suonerà poi nell’orchestrina del Titanic!