Tutti a casa e tutti chiusi. Ok, ma per il dettaglio e piccolo commercio c’è urgenza di un sostegno

10 Mar 2020 13:08 - di Redazione

Tutti a casa e tutti chiusi, va bene. È giustissimo. Necessario. Ma, per farlo, c’è bisogno di sostegno. Sostegno pubblico. Perché altrimenti alcune categorie si vedrebbero costrette a pagare prezzi impossibili. A cominciare dal dettaglio, dal piccolo commercio. Urge sostegno dello Stato. Centinaia di migliaia di micro aziende, a conduzione familiare e/o con personale inferiore alle dieci unità soffrono da giorni, settimane, un calo verticale di clientela e di vendite. Un baratro nel quale si sono trovati a precipitare all’improvviso. Tutti a casa e tutti chiusi. Non per obbligo, ma per necessità. Perché non ce la fanno. Nelle grandi città, a cominciare da Roma, sparito il turismo e accresciuta la paura tra i residenti, queste micro aziende annaspano. Anzi, chiudono proprio le serrande. Sperando che qualcuno si accorga anche di loro.

Tutti a casa e tutti chiusi, ma gli affitti del dettaglio?

La paura del covid-19 azzera tutto. Ma gli affitti e gli stipendi da pagare stanno li. Ecco perché un intervento è ineludibile. Doveroso. Per tutta Italia. Il crollo della domanda è visibile a tutti. Si acquista il necessario, vettovaglie e stop. Bisogna che lo Stato dia un segnale. Sulla linea di quel che pare stiano decidendo nella martoriata Lombardia. Aiuti economici concreti. Perché è ovvio che il posticipare le tasse di qualche mese non basta. Non può bastare. Serve una immissione straordinaria di liquidità per sostenere queste famiglie e le loro micro-imprese. Non c’è patto di stabilità che tenga. Né astruse e inconcepibili regole europee. Nulla può e deve impedire di ossigenare questa autentica spina dorsale della Nazione. La politica ha l’obbligo di farsene carico. Con immediatezza. Tutti a casa e tutti chiusi, va bene. Senza lasciare indietro nessuno.

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