Nell’emergenza coronavirus il governo ignora intere categorie professionali: che ne sarà delle partite iva?

12 Mar 2020 18:03 - di Andrea Migliavacca
partite iva foto Ansa

Il decreto di chiusura delle attività non essenziali – per contrastare la diffusione del virus – era stato invocato. Implorato, Ed atteso. È arrivato ieri, preannunciato dal Presidente del Consiglio, che lo ha accompagnato col suo discorso. Parole di responsabilità e di conforto. Condite da orpelli formali e di circostanza. Quelli tipici di una comparsa conclusionale. Quello scritto conclusivo che predispongono gli avvocati, quelli bravi. I professori, insomma. Già, il Premier, prima di diventare tale, è stato avvocato e professore. Clausole di stile, insomma. Lemma che dovrebbe comprendere tutto, ma per i legulei è notoriamente privo di sostanza. Quindi, inutile…

Il governo ignora intere categorie professionali: e le partite iva?

Dispiace constatare che questa emergenza sia stata dapprima sottovalutata e, poi, malgestita. Dispiace, soprattutto, passare dalla parte del “grillo parlante”, quello inascoltato di Collodi e non l’ideatore del movimento stellato. Dispiace verificare che alcune categorie lavorative, in un contesto ancora confuso e magmatico, siano state del tutto ignorate. I professionisti, le partite iva, gli artigiani ed i commercianti. Tutti coloro i quali, prima in Lombardia ed in Veneto, oggi in tutta Italia, sono costretti a fermarsi. Per loro – come giustamente osservano le opposizioni – le spese e le imposte si pagano grazie agli incassi correnti.

Una categoria professionale del tutto trascurata: ma il 16 marzo è alle porte…

Ciò significa che, con una forzata interruzione del lavoro, i clienti non pagano. E quindi sarà difficile pagare imposte e spese. Già faticavano a pagare prima, ma oggi il pretesto è serio. Ed è, in certa misura, giustificato. Per questa categoria di lavoratori, però, nessuna indulgenza. Si è sentito parlare di cassa integrazione straordinaria. In deroga. Speciale. Anche per quelle piccole realtà che non sono invero interessate dalla misura. Ma delle partite iva, nulla. Il 16 Marzo è alle porte. E il modello F24, quello dell’IVA trimestrale, attende di essere onorato.

Eppure ci sono illustri esempi al governo di ex partite iva…

Ma anche il Presidente del Consiglio è stato, fino a poco tempo fa, una partita IVA. E per quanto privilegiato, per la sua veste anche di Professore, dovrebbe conoscere i meccanismi e le difficoltà che patiscono i meno fortunati, o i meno blasonati professionisti. Anche il Ministro della Giustizia è stato avvocato. Come anche il Ministro della Pubblica Amministrazione, che risulta essere praticante. Ma da loro non si è udita alcuna parola di conforto a tutela degli ex colleghi. O di tutti coloro che – per scelta, o per caso – si sono trovati a svolgere un’attività libero professionale. Sicuramente professionale, ma non più libera.

Serve una forma di garanzia per tutte le categorie lavorative

Mai, come oggi, si ritiene necessaria una particolare attenzione, anche nei confronti di una larga fetta di lavoratori autonomi, privi di qualunque tutela. Il Paese da oggi è fermo, da Nord a Sud e nella filiera, ci sarà sempre qualcuno che rimarrà col cerino in mano. Per questa ragione, è assolutamente necessario immaginare una forma di garanzia, che attinga dalle casse dello Stato, per tutte le categorie lavorative. Occorrerà una moratoria per le imposte, le spese (ivi compresi i canoni di locazione) ed i contributi previdenziali, che lo Stato deve farsi carico di garantire. Non si chiedono sconti, ma ragionevolezza. Questo è il pensiero di una partita IVA. Forzatamente costretta a casa, seppur in salute…

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