Napoli, Cafiero De Raho: «La reazione alla morte del 16enne non c’entra con il dolore. È criminale»

2 Mar 2020 14:36 - di Redazione
Cafiero de Raho

La tragica morte di un 16enne è una sconfitta per tutti, soprattutto se il ragazzo aveva imboccato una strada sbagliata. Ma la sua fine non autorizza nessuno a reazioni come quelle che due notti fa, a Napoli, hanno portato alla devastazione del pronto soccorso del Vecchio Pellegrini. Di più, il dolore per la fine del ragazzo non deve diventare la scusa per manifestare odio e ripulsa verso lo Stato. A sostenerlo, dai microfoni di Circo Massimo, su Radio Capital, il numero uno dell’antimafia, Federico Cafiero De Raho. Tanto più che Ugo Russo – questo il nome del baby rapinatore ucciso – aveva minacciato un carabiniere in borghese cui voleva rapinare l’orologio. Vero che era armato di pistola-giocattolo, ma è altrettanto vero che non si può pretendere dall’aggredito di rendersene conto in un agguato in piena notte.

Devastato un pronto soccorso e spari ai carabinieri

Nel corso dell’intervista, il capo della Dna ha messo a fuoco non tanto la dinamica della morte di Russo («toccherà alla magistratura stabilire se il carabiniere ha agito per legittima difesa o se ci sia stato un eccesso»), quanto le reazioni che ne sono seguite. «Intervenire in quel modo, in gruppo, con danneggiamenti e minacce – ha sottolineato Cafiero De Raho -, è certamente una manifestazione criminale». Purtroppo non nuova né isolata nel turbolento territorio di Napoli e provincia. «Come se le istituzioni siano diventate il nemico da abbattere. Forse è questo il profilo che va approfondito», ha suggerito il superprocuratore.

Cafiero De Raho: «Sospetta matrice di camorra»

Tesi avvalorata dalla circostanza che alla devastazione è seguita la “stesa” ad opera di due persone in scooter che hanno sparato contro una stazione dei carabinieri. Il capo della Dna non ha dubbi: «Vogliono evidenziare uno scontro, una frattura fra quel gruppo armato e lo Stato». Davvero troppo perché si possa ricondurre tutto a rabbia o a disperazione. Per il magistrato, infatti, «bisogna capire se queste manifestazioni sono espressioni di di una camorra del luogo». Gli ingredienti ci sono tutti. «Laddove ci si porta armati con forme di intimidazione così evidenti – spiega Cafiero De Raho – si torna agli elementi di quella fattispecie di associazione mafiosa, che si avvale della forza dell’intimidazione, che produce assoggettamento e omertà».

 

 

 

Commenti

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  • MARCELLO 5 Marzo 2020

    Ritengo che De Raho abbia ragione

  • lamberto 4 Marzo 2020

    Basta chiacchere ormai sempre le solite trite e ritrite. Qusta è una guerra e se pur a malincuore dobbiamo rispondere con forza determinazione e durezza a questi comportamenti che non si correggono con troppe chiacchere. meno parole inutili e più fermezza. Reprimere, controllare, soffocare sistematicamente i movimenti, i comportamenti, le comunicazioni, presidiare con servizi estensivi e mirati con agenti in borghese, video sorveglianza, riconoscimenti facciali ecc….questi delinquenti incalliti che trasmettono il loro DNA malato ai figli! per poi fargli fare la fine tragica come quella del povero 16enne. Ma questo serve e come serve a tutela dei liberi cittadini onesti, serve alle forze dell’ordine e a tutti quelli che in divisa con le stellette e senza stellette che offrono il loro servizio pubblico quotidianamente, servono ai ragazzi adolescenti, servono alle mamme agli anziani alle persone comuni, a tutte quelle persone che escono di casa e che non sanno se mai rientreranno perché uccisi malavitosi. La malavita non si combatte con le chiacchere che servono solo a creare uno scudo di ipocrisia a tutela di delinquenti che non hanno nessun rispetto del prossimo tantomeno della vita altrui.

  • Silvia Toresi 3 Marzo 2020

    Dovrebbero mandare in galera anche quelli che hanno devastato il pronto soccorso, perché con la loro azione hanno danneggiato anche gli altri cittadini.

  • sergio la terza 3 Marzo 2020

    Concordo con il Dr.DeRaho.-L’azione seguita al tentativo di furto è un’atto dimostrativo di lotta allo Stato.-Gli spari contro il Comando Provinciale dei CC,la devastazione del Pronto Soccorso dell’ospedale Pellegrini vanno puniti.-Il padre del RUSSO venga indagato sul nome degli artefici e punito anche per le dichiarazioni rilasciate.-

  • piero pauluzzi 3 Marzo 2020

    La cosa tragica di questa vicenda è che sia stato messo sotto inchiesta un carabiniere che ha solo fatto il suo dovere e al quale dovrebbero dare una medaglia. Che il ragazzo avesse solo 16 anni non è influente come non lo è il fatto che la pistola fosse giocattolo bastava aspettare qualche anno e la pistola sarebbe stata vera e probabilmente il rapinato che reagiva morto. La distruzione del pronto soccorso per me è la prova che purtroppo certe persone sono libere e non in galera.

  • federico 3 Marzo 2020

    Ben detto, ma intanto il carabiniere è accusato non di eccesso di legittima difesa, ma di omicidio volontario. In barba alla riforma Salvini. Bongiorno grande avvocato, come ministro può migliorare, avrebbe dovuto prender lezioni da Andreotti.

  • Mario Salvatore Manca 3 Marzo 2020

    Vedo che al mio commento si unisce anche il numero Uno dell’Antimafia. Meno male che c’è qualcuno che ragiona!