“Giuseppi” Conte non lo sa, ma è l’account privato che si collega a quello istituzionale. Non viceversa
“Giuseppi” Conte non lo sa. Forse perché non lo sa neppure Casalino e, quindi, non glielo ha detto. Ma quel giorno verrà. Quello in cui dolori e lutti saranno alle nostre spalle e si faranno i conti. Così che non gli basteranno né la tinta corvina né la pochette. Né il suo canale Facebook né i suoi moltiplicati follower. Gente che in queste ore non lo segue per amore o fiducia, ma per paura. Anzi, magari troverà pure un giudice (a Roma?) che gliene chiederà conto. Che vorrà capire proprio delle “dirette” e degli “annunci” dal suo account privato. E delle ore di attesa. Come alle 22,32 di sabato scorso: “Fra poco sarò in diretta qui su Facebook per darvi alcuni aggiornamenti” scrisse Conte, o chi per lui. Sul suo account privato, non su quello istituzionale di palazzo Chigi. Roba che se l’avesse fatto quando era al governo col Capitano l’avrebbero (mediaticamente) linciato e costretto a dimettersi.
“Giuseppi” Conte non lo sa
E seppur nessun magistrato si attivasse, ci sarà comunque la politica, quella vera, che gli chiederà. Degli incredibili errori e delle ridicole sottovalutazioni. Del ciarlare e non fare. Dei decreti annunciati e non firmati e poi cambiati. Del caos prodotto. Di tutto, certo. Ma anzitutto di questo che si rivela, giorno dopo giorno, annuncio dopo annuncio, diretta social dopo diretta social, un uso privatistico di asset pubblico. Roba che nessuno al mondo si sognerebbe mai di fare e che lui, il premier, sta facendo. In qualsivoglia istituzione mondiale, è il canale privato che si collega al pubblico. Non in Italia. Non con questo governo che si dice così attento a forma e sostanza. Qui è il contrario: pubblico che si collega al canale privato del premier per avere informazioni. Aggiornamenti, li chiama. In ogni dove gli account personali sono presenti, certo. Ma in ogni dove, per ogni comunicazione istituzionale, si utilizzano canali istituzionali. A cui tutti poi si collegano. Semplicemente perché le Istituzioni restano, mentre i presidenti, per quanto tronfi e presuntuosi, passano. Ma questo, “Giuseppi” Conte evidentemente non lo sa.
Lo seguiamo per fiducia, caro Tano.