Dottoressa finisce nel mirino del condominio. La sua colpa: cura i pazienti colpiti dal coronavirus
Senza il minimo rispetto per quanto stava facendo. Finisce nel mirino una dottoressa dell’ospedale di Cisanello di Pisa. Da giorni affronta turni massacranti, lavora quasi esclusivamente per i pazienti colpiti dal coronavirus. È una delle tante eroine silenziose di queste settimane, che rischiano ogni giorno di contagiarsi. Ma che si dedicano alla cura di chi è in pericolo di vita.
Per la dottoressa un ritorno a casa doloroso
All’improvviso, nella fantasia di alcune persone, è diventata lei il “nemico”. Alla larga, era la possibile portatrice del virus nel palazzo. Tutto ha avuto luogo alla fine del primo turno di lavoro. Ore nel reparto che l’azienda ha allestito nell’edificio 30. La dottoressa ha fatto ritorno a casa per dormire e ha trovato un vergognoso cartello affisso all’ingresso, con parole che si commentano da sole.
Il cartello della vergogna
«Cara dottoressa», vi era scritto. «Sappia che in questo condominio abitano una neonata di 6 mesi e una signora ultraottantenne vedova. Perciò usi le massime precauzioni quando utilizza gli spazi comuni. Cioè quando deve toccare cancelli, scale, sottoscala e corrimano».
Il vicino aveva paura, poi si sarebbe scusato
Secondo le prime indiscrezioni, ad affiggere il cartello era stato un vicino. Aveva paura per la presenza della dottoressa. La donna non abita in quello stabile ma alcuni conoscenti le hanno messo a disposizione la casa per farla stare vicino a Cisanello. E per tutelare i suoi figli. Il condomino poi si sarebbe scusato.
Le reazioni dei colleghi della dottoressa
Il cartello ha scatenato reazioni durissime. Come si legge sul Tirreno, i colleghi hanno prontamente reagito con forza. «Quando i medici lasciano l’ospedale tutto viene igienizzato e sanificato. Tutto avviene in sicurezza», hanno spiegato il professor Stefano Taddei, ordinario di Medicina e direttore della clinica medica 1 Universitaria, e il dottor Marco Taddei, direttore della Medicina 4 dell’ospedale. «È un atto vergognoso, che non può passare nel silenzio».