Coronavirus, slitta ancora il voto regionale in Valle d’Aosta: elezioni rinviate “sine die”
La decisione era nell’aria, ora è ufficiale. Il decreto firmato dal presidente facente funzioni della Valle d’Aosta, Renzo Testolin ha disposto il rinvio sine die, a data da destinarsi, delle elezioni regionali. La consultazione elettorale, inizialmente fissata al 19 aprile, era stata poi rinviate al 10 maggio. Il perdurare dell’emergenza da coronavirus impone ora un ulteriore slittamento della data. Tanto infatti dispone il già citato decreto, che ha anche revocato l’ultima convocazione dei comizi elettorali. La decisione, preventivamente comunicata al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, è stata presa – fanno sapere dalla Regione – dopo un «confronto istituzionale avviato con lo Stato».
Nulla decisione per le altre sei regioni al voto
È prevedibile che la decisione adottata oggi ad Aosta possa fare da battistrada anche per le altre regioni interessate dal turno elettorale di primavera. La consultazione riguarda i cittadini di Campania, Liguria, Marche, Toscana, Puglia e Veneto. Prima di loro, alla fine di gennaio, hanno votato gli elettori di Emilia-Romagna e Calabria. Inizialmente, la Valle d’Aosta non figurava nell’elenco delle Regioni chiamate al voto. Vi si è aggiunta successivamente, dopo le dimissioni rassegnate dall’ex-governatore Antonio Fosson seguite al suo coinvolgimento in una inchiesta della Dda. A suo carico, infatti, i magistrati antimafia ipotizzano il reato di scambio elettorale politico mafioso. Le elezioni cui l’indagine si riferisce è quella del 2018. Dopo la notizia, Fosson si è dimesso anche da consigliere regionale.
Valle d’Aosta al voto dopo le dimissioni del presidente Fosson
L’ex-presidente ha sempre protestato la propria estraneità ai fatti ipotizzati dalla Procura distrettuale. Lo mise anche nero su bianco in una lettera scritta all’indomani della comunicazione giudiziaria e indirizzata al presidente del Consiglio della Valle d’Aosta Emily Rini. Nella missiva Fosson spiegò la scelta di dimettersi con la volontà di «onorare quel senso di responsabilità anche politica che ho sempre perseguito». E anche «per salvaguardare la mia personale dignità, profondamente ferita dalle infamanti ipotesi che mi vengono formulate».