Coronavirus, il chirurgo di guerra: «Non illudetevi, durerà a lungo. Io di pandemie ne so qualcosa…»
Non lascia spazio a facili ottimismi, Paolo Setti Carraro. Il famoso chirurgo di guerra lo dice chiaro e tondo: «Il peggio non è affatto passato». Il numero reale dei contagiati «è tre, quattro volte superiore ai dati diffusi. Forse per giugno, potremmo aver spento i focolai. Forse. Ripeto: forse. E potremmo esclusivamente nella misura in cuivenga mantenuta la situazione attuale».
Il chirurgo di guerra ha operato in aree con l’Ebola
Setti Carraro ha operato anche in aree flagellate da Ebola. E al “Corriere della Sera” ha specificato: «Non c’è bisogno di una pandemia per scoprire i veri valori, le nostre fortune, i nostri egoismi. Anche perché, volendo entrare nel tema del coronavirus, penso che ancora non sia chiara una questione. Sarà lunga. Eventuali consolidamenti nel calo dei contagi non possono illuderci. I divieti devono durare».
Servono equipe per il controllo delle persone
Tenendo ancora presente il dato dei contagi reali, è il momento della medicina di prevenzione. E quindi, secondo il chirurgo di guerra, «servono equipe strutturate e coordinate che tengano sotto controllo le persone a domicilio, persone che hanno parenti ricoverati, persone sintomatiche e asintomatiche. Telefonate ogni giorno, aggiornamenti sulle condizioni fisiche, sostegni morali».
In Italia manca una politica di promozione
Questa gigantesca crisi «ci sta già fornendo importanti spunti di riflessione. La nostra sanità è una delle migliori. Poche nazioni, penso al Giappone, hanno numeri come i nostri di sopravvivenza ai tumori. Ma in Italia, come in tutta Europa, manca una politica decisa e articolata di medicina sociale, di formazione culturale. Una politica di promozione di stili di vita corretti».
«In Congo il contesto era terribile»
Setti Carraro sente parlare di «fatiche immani nello starsene a casa propria…». E dice: «In Congo, hanno affrontato Ebola pur in un contesto terribile, con intorno 47 bande armate, i famigerati signori della guerra: distruggevano i centri medici, uccidevano i dottori. Hanno affrontato Ebola con decisione e coesione, in Congo, grazie a tanti medici in prima linea, giovani africani, non il solito occidentale gradasso che insegna come gira il vento…».
Il chirurgo di guerra ricorda il caso Sierra Leone
«In Sierra Leone, Ebola ha iniziato a diffondersi nell’aprile 2014 e nell’agosto successivo pareva essersi fermato. Sbagliato. C’erano ancora nuovi contagi. È ripresa una crescita progressiva, la malattia ha viaggiato insieme alle persone che dall’entroterra andavano nella capitale».
«Voglio vedere qui le spiagge…»
Nuova obiezione: sono nazioni prive di risorse, mezzi, soldi. Ho visto un comportamento disciplinatissimo e virtuoso, in quelle terre. Di pura responsabilità».«Voglio vedere qui le spiagge e le montagne a Pasqua, sperando di essere smentito. Il virus non è un’influenza di stagione, non passa con il caldo».
A differenza dei rhinovirus, la membrana lipidica di questo coronavirus è molto suscettibile ai raggi uv. Vale a dire che l’estate e le alte temperature stagionali possono azzoppare almeno una delle modalità di trasmissione, quella del contatto con le superfici. Sono ottimista, confido in un abbassamento delle curve verso giugno. Il problema sarà ad ottobre
Speriamo invece che il caldo ci offra un aiuto, altrimenti non resta che aspettare il vaccino. Ma in quest’ultima catastrofica evenienza, i tempi si dilaterebbero a dismisura, l’espansione del morbo di renderebbe incontenibile (con vanificazione delle misure restrittive),, per non parlare dell’irreparabile sprofondare dell’economia. Dunque la ragionevole speranza di noi tutti è che il coronavirus si comporti esattamente come i suoi parenti infettivi, e venga ridotto ai minimi termini con le stagioni calde. Non sono certo un virologo, ma alcuni segnali potremmo coglierli già osservando le zone del mondo dove le temperature medie sono più alte delle nostre. Forse anche questo potrebbe essere un motivo per il quale l’Africa mostra attualmente un contagio in termini minimali, se confrontati con l’evoluzione planetaria. Non credo molto alla teoria delle “porte chiuse” al virus, negli uomini di colore, così come emergerebbr dalle osservazioni statistiche sulla popolazione immigrata. Non bisogna dimenticare infatti, che l’età media delle persone approdate sui nostri lidi, è compresa tra quella meno a rischio; tra l”altro, in Italia, sono arrivati solo quelli che hanno già resistito alle dure prove della traversata, dove i meno pronti sotto il profilo fisico, sono stati spesso sopraffatti : dunque una sorta di élite, per quel che riguarda lo stato generale di salute.
Setti Carraro dovrebbe essere parente della moglie di Carlo Alberto Della Chiesa, Emanuela, assassinata dalla mafia. E la madre di Emanuela era stata un’infermiera della Croce Rossa durante la seconda guerra mondiale, assistendo i soldati feriti. Paolo Setti Carraro sta proseguendo la missione familiare, di assistenza ai malati e feriti.