Coronavirus, da Ferdinando IV di Borbone ad Ascierto del Pascale: i successi del sud

20 Mar 2020 15:35 - di Riccardo Pedrizzi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

A Napoli sarebbe stato trovato un farmaco utile nel contrasto al coronavirus, il Tocilizumab, utilizzato per la prima volta in Italia dal professor Paolo Ascierto, direttore dell’unità di immunologia clinica dell’Istituto “Pascale” e dai colleghi dell’ospedale Cotugno. Una “scoperta” che potrebbe scrivere la storia nella lotta dei ricercatori mondiali contro questa terribile epidemia. Una “scoperta” targata Napoli e non altri ospedali italiani per cui molti si sono mostrati sorpresi. Da Milano, poi, è stata imbastita una assurda e immotivata polemica contro l’equipe napoletana che ha annunciato la sperimentazione.

Ascierto, Napoli e la Storia

A Napoli?, si sono chiesti in molti.  Proprio a Napoli. Si proprio a Napoli. Per me meridionale, che qualche nozione di storia pure la ho, la notizia non è stata sorprendente come dimostro nel mio ultimo libro, “Il Salvadanaio, manuale di sopravvivenza economica” nel quale mi occupo di crisi finanziarie e bancarie attuali, ma anche di buona economia e di storia dell’economia, ripercorrendo le tante eccellenze che il Sud vantava fin da prima dell’Unità d’Italia. Nella sanità, ma non solo.
“Nel censimento di fine ‘700 delle Accademie, delle Scienze e delle Lettere, il Regno delle Due Sicilie si era classificato primo in Europa per numero di ospedali (quello Dell’Annunziata, della Pietà, Ascolesi, della Pace, del San Giovanni, dei Poveri, ecc.)”.
“La struttura sanitaria – racconto ancora nel “Salvadanaio”, peraltro edito da Guida Editori, una storica casa editrice napoletana – disponeva di oltre 9 mila medici,usciti tutti dalle Università meridionali, che operavano in ospedali ed ospizi sparsi in tutto il territorio. Il Regno dei Borbone poteva vantare la più bassa mortalità infantile d’Italia, ma soprattutto si era classificato al primo posto per la ricerca scientifica ed, in particolare, per le prime sperimentazioni proprio sulle malattie infettive da parte del celebre Cotugno, al quale è intestato appunto l’attuale ospedale, per le avanzate tecniche chirurgiche e per le scoperte nel campo della neurochirurgia”.

Per non parlare dell’assistenza sanitaria, che era gratuita, mentre l’Università di Napoli, divenne al pari della Sorbona di Parigi, il più grande polo culturale dell’Europa. A Napoli dunque non sono nuove le eccellenze scientifiche e mediche. E di questa grande tradizione di studi e ricerche oggi potrà beneficiare tutta l’Italia.
Altre informazioni sull’eccellenza medica ai tempi dei Borbone ce li fornisce il giornalista napoletano Gigi Di Fiore, che racconta come i medici “venivano da Londra per capire come i loro colleghi degli Incurabili operavano nel settore dell’ostetricia e dell’urologia”.
“Tra i sovrani dell’epoca, fu Ferdinando IV di Borbone, diventato poi Ferdinando I , a credere per primo alla validità della vaccinazione anti vaiolo e fu lui a dare l’esempio facendosi vaccinare; in 18 anni nelle Due Sicilie i vaccinati furono due milioni…”.
Onore al merito, dunque, al professor Ascierto, fratello di un importante esponente di An, Filippo, e a tutti i medici del Pascale e del Cotugno che lavorano al servizio del mondo, non solo di Napoli, nella trincea del coronavirus.

Commenti

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  • Rosario Marsico 20 Marzo 2020

    Sconvolge la violenza con cui il prof. Galli ha aggredito il suo collega Ascierto che ha mostrato di saper ben usare la lingua del silenzio, la più difficile da apprendere, anche più difficile dell’arabo e del sanscrito. Non capisco perché non sia scattata immediatamente la curiosità negli scienziati nel verificare l’efficacia del farmaco somministrato in molti casi al cotugno di Napoli. Forse perché si ritiene di non poter tollerare che da Napoli, proprio dalla vituperata Napoli, possa giungere la speranza?
    Ma che vadano avanti qui a Napoli, noi crediamo in loro. Forza e Grazie