Carceri, caccia ai detenuti evasi: 16 ancora latitanti. Bonafede e il capo del Dap sotto accusa (video)

11 Mar 2020 18:03 - di Redazione
CARCERI - EVASIONI A FOGGIA

Dodici detenuti morti, 40 feriti fra gli agenti di custodia, sedici evasi ancora latitanti e altri due riacciuffati a Taranto, è il bilancio della rivolta nelle carceri italiane. Rivolta che ha provocato evasioni di massa. E che ha preso spunto dalla paura della diffusione del Coronavirus e dall’interruzione dei colloqui familiari.

E’ il ministro della Giustizia, il grillino Alfonso Bonafede, sotto accusa per non aver saputo gestire l’emergenza, a cercare di spiegare, in Senato, com’è potuto accadere che lo Stato finisse sopraffatto dai detenuti in rivolta.

Carceri, detenuti morti per abuso di psicofarmaci

Secondo Bonafede le morti fra i detenuti sono “perlopiù riconducibili ad abuso di sostanze sottratte all’infermeria durante i disordini”.
E le rivolte sarebbero state “portate avanti da almeno 6000 detenuti su tutto il territorio nazionale” mettendo “in evidenza le note carenze strutturali del sistema penitenziario”, sostiene Bonafede.
Le rivolte di questi giorni, aggiunge il Guardasigilli, “hanno causato l’inagibilità di un numero elevatissimo di posti detentivi”.

”Allo stato risultano latitanti 16 detenuti che erano soggetti al regime di media sicurezza e risultano gravi danni strutturali”, ammette il ministro della Giustizia.

Attaccato in maniera durissima e frontale da opposizione e alleati, Bonafede cerca di tenere botta mentre quasi tutti chiedono la testa del capo del Dap, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. L’accusa: non è stato in grado di contenere e gestire la rivolta nelle carceri.

Giorgia Meloni: deludente Bonafede sulla rivolta nelle carceri

Per Giorgia Meloni l’informativa in Senato di Bonafede sulle violenze e le devastazioni che si sono consumate nelle carceri è “deludente”.

“Il ministro della Giustizia non ha proposta nessuna misura drastica contro chi ha fomentato e preso parte alle rivolte. Sono stati commessi gravissimi reati. – Ricorda la Meloni – Ci sono ancora 16 evasi. E la legalità non è ancora stata ripristinata. Solo il coraggio e lo straordinario lavoro dei nostri agenti di Polizia Penitenziaria, delle Forze dell’ordine e dell’Esercito hanno evitato il peggio”.

Fratelli d’Italia chiede ancora una volta – dice il presidente di Fdi – che i rivoltosi vengano giudicati per direttissima. E che sia applicato alla l’articolo 81 del codice penale. Che prevede che, in caso di più reati commessi contestualmente, sia applicata la pena più alta aumentata fino al triplo. E il momento in cui lo Stato deve dimostrare con forza che c’è. E deve farlo in modo inequivocabile. Non consentiremo che l’emergenza coronavirus diventi il “Luna Park” dei criminali e di chi ha messo a ferro e a fuoco le carceri”.

Due detenuti evasi si costituiscono a Taranto

Intanto si fanno i conti dell’evasione di massa dalle carceri.

I due evasi dalla casa circondariale di Foggia nella mattinata del 9 marzo si sono costituiti nella caserma dei carabinieri. Uno era detenuto per i reati di produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti, evasione, minaccia, violenza privata, lesione personale, danneggiamento, concorso in rapina pluriaggravata, concorso in detenzione e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo, concorso in ricettazione di arma provento del delitto di alterazione, concorso in ricettazione di bene provento del delitto di riciclaggio. L’altro stava espiando la pena per i reati di concorso in detenzione e porto illegale di armi, accensioni ed esplosioni pericolose e violenza privata.

Da Foggia evasi in 72, 11 ancora ricercati

Dei 72 detenuti evasi dal carcere di Foggia l’altro ieri, durante la rivolta delle carceri, al momento attuale, 61 sono stati catturati dalle Forze dell’Ordine o si sono costituiti. Rimangono da ricercare 11 persone.

Tra questi spicca il nome di Cristoforo Aghilar, l’uomo di 36 anni, accusato di aver assassinato, lo scorso 28 ottobre ad Orta Nova, Filomena Bruno, 53 anni, madre della sua ex-fidanzata. Il delitto sarebbe stato motivato dal fatto che la donna non ha voluto dirgli dove si trovasse la giovane. Che vive in una località protetta.
Gli stessi familiari di Filomena Bruno ieri sono stati trasferiti in fretta e furia in una località segreta.

Caccia all’omicida Cristoforo Anghilar: è pericoloso

“Subito dopo aver avuto notizia dell’evasione“, rivela l’avvocato della famiglia della vittima, Michele Sodrio.

“Per fortuna l’informazione è arrivata subito – spiega il legale – i parenti sono stati tenuti in casa con i carabinieri a sorvegliare l’abitazione h24. Poi ieri sera sul tardi sono stati trasferiti in una località segreta che neanche io conosco. Sono stati accolti in una casa-rifiugio. Una di quelle strutture create per le persone maltrattate e minacciate. Ora si trovano in una condizione di sicurezza”.

Nel frattempo la Procura della Repubblica di Foggia ha aperto un fascicolo processuale sui disordini avvenuti in carcere. E ha avviato il coordinamento delle attività investigative tese alla cattura dei detenuti ancora in libertà.

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