Attenti a non far vincere alla Cina la “guerra” (economica) del coronavirus
Incuriosisce e sbalordisce una circostanza , che del pandemonio che stiamo sopportando e sperimentando non si riesca a cogliere il responsabile. C’è chi pensò quindi ad una contaminazione alimentare in Cina. Chi a fantasiose ipotesi di un ritrovato per le guerre batteriologiche , sfuggito ai laboratori. Un’altra più radicale sostiene che il virus non è sfuggito ma lasciato andare per fare delle vittime in Cina ma soprattutto nel mondo.
Permettere alla Cina di continuare a primeggiare?
E permettere alla Cina di continuare a primeggiare o di primeggiare. Perché se fossero colpiti gli Stati Uniti si scatenerebbero vicende inenarrabili. Non prolungo l’argomento, tutto ipotetico. Anche se sarebbe fondamentale conoscere, se possibile, il responsabile del virus. Perché, se sono i cinesi , il mondo dovrebbe pertanto fare scudo contro quel Paese. Ma oltrepassiamo queste ipotesi, comunque fantasiose. Vorrei dire qualcosa su di una conseguenza minuscola di tanto pandemonio. Ma che vale la pena di essere denunciata. Mentre evochiamo l’unità nazionale, cantiamo l’Inno, ci proclamiamo comunità, avvengono fenomeni miserandi, spregevolucci, disgustosetti.
L’aumento dei prezzi
Al dunque: amo fare la spesa, è una delle modalità conoscitive insuperabili, si coglie la qualità della merce, l’inganno , il rispetto del cliente, il mutamento dei prezzi, insomma l’andamento economico della società. Il 14 marzo, in piena crisi del virus contro di noi e in pieno afflato nazionale, alcuni commercianti e supermercati hanno aumentato i prezzi. Scendo al dettaglio. Aumentato il prezzo delle arance , che sono ,come sappiamo, ricche di vitamina e quindi utili in questo periodo. Hanno reso introvabile, alcuni commercianti e supermercati, l’alcol. Non aggiungiamo le mascherine, ignote ai più. Ma aggiungo un episodio indegno. Un negozio di frutta e verdura da anni, decenni, il sabato pomeriggio vende con un abbassamento sostanziale dei prezzi, uno può fare rifornimento per l’intera settimana, risparmiando e non andando al negozio giornalmente. Bene. I gestori hanno avuto l’ invenzione degradante non solo non soltanto di non abbassare i prezzi del sabato, addirittura li hanno accresciuti. Colpa grande degli acquirenti. L’angoscia di comprare di questa settimana è stato un caso di fenomenale paranoia, forse giustificata, ma ha messo in pugno ai venditori il coltello dalla parte del manico. Se c’è tanta richiesta, evidente che i prezzi crescono. L’italiano ansioso ha pensato alla carenza della merce ma non ho pensato che se la richiesta cresce per la normale relazione tra domanda e offerta i prezzi aumentano. Più c’è richiesta di una merce più la merce è costosa. Un acquirente così ansioso, perché non prenderlo in giro facendo aumentare subito i prezzi? Mentre il cliente si aspettava l’aumento dei prezzi futuri e si riparava dai prezzi futuri accresciuti, ha operato in modo da affollare i mercati permettendo al comemrcianti di anticipare l’ aumento. Bravi gli uni, ingenui, i compratori, gli altri, cinici, i commercianti. Non è la comunità che cantiamo. Inutile indignarsi, bisogna capire.
La Cina sta uscendo bene dalla crisi
Ma torniamo a situazioni rilevantissime. Da questo pandemonio, la Cina ne sta uscendo trionfalmente, pare. Ha ammorbato il pianeta, volontariamente o non volontariamente. Pare uscita dalla propria infezione, gli altri invece la sopportano e la sopporteranno. Le conseguenze per l’Occidente sono e saranno temibili. A questo punto, chi si offre a soccorrere l’Occidente e particolarmente noi italiani? Chi? La Cina. Ci ha venduto, non donato, mascherine e respiratori, ci reca i suoi esperti, ci saluta con il suo Presidente. E noi che siamo un Paese senza ancoraggio, colpa anche dell’Europa e di una America che avversa l’Europa, rischiamo di avere per amica un Paese che ci divorerebbe e forse ci ha contaminato.
La questione della Russia
Un argomento troppo dolente per non discuterne specificamente. Anche la Federazione Russa ci avvolge, tenta. Il Presidente Putin ritiene l’Italia costretta dell’Unione Europea. E dichiara che se noi uscissimo dall’Unione Europea la Russia sarebbe un sogno possente. Sono temi, problemi da vagliare .
Ma voglio chiudere con un altro tema essenziale. La problematica del sistema produttivo sta diventando una questione affrontata , per me lo era di per sé , a parte la crisi odierna, l’immissione di informatica, robotica, dell’intelligenza artificiale imporranno comunque un mutamento del sistema produttivo.
La pericolosità di stare vicini
Ma ora il fatto che stare vicini è diventato pericoloso, l’uomo, che cerca sempre soluzioni, sta accentuando il lavoro da casa, attraverso operazioni comunicative informatiche e perfino nel mondo del lavoro di fabbrica inventa o inventerà qualcosa del genere, del resto lo stava e sta facendo, la robotica sostituirà i lavoratori associata all’intelligenza artificiale. Ma il problema è altrove. Rischiamo di perdere la comunicazione diretta intraumana. Se tutto diviene digitalizzato e meccanizzato, cessa il ruolo delle persone. In campi come l’insegnamento potrebbero avvenire sconvolgimenti radicali. Un docente può fare lezione a migliaia di persone e non occorrerebbero aule , organizzazione del personale, consumi vari. Ciò è possibile oggi, ma il Morbo dà una spinta estrema alla possibilità, ed in molti campi. Un cammino del genere, oltretutto convenienze per il profitto. È rovinoso per l’occupazione. E non possiamo fondare la soluzione nella carità, nel sussidio.
La possibile risposta dei lavoratori
Non sarebbe economia dare a vuoto, dare senza un contraccambio di lavoro, come attualmente è di moda. Un’economia della carità dell’elargizione a fondo perduto senza corrispettivo di lavoro è la distruzione di un sistema produttivo. Dopo qualche tempo il sistema crolla. Anche psicologicamente. A questo punto, la massa di lavoratori disoccupati devono fare impresa da loro stessi. Autoccuparsi. Il lavoro divenga il capitale. Lavorino quanto necessario per sostenere l’impresa. Non hanno salvezza che in loro stessi. L’odierno capitale investe più nelle tecnologie che nell’occupazione. Sono i lavoratori stessi facendo imprese che investono sui…lavoratori.. Non c’è alternativa. Il Virus tra le molte sciagure ha mostrato al capitalista la prospettiva di accentuare la sostituzione dei lavoratori. Siano i lavoratori a non sostituirsi.