Pizza, kebab e scarafaggi: chiuso locale a Torino. Denunciato il proprietario
Cibi in cattivo stato di conservazione insieme a blatte e insetti morti. È quello che hanno scoperto gli agenti del commissariato Barriera Nizza di Torino. Ieri hanno posto i sigilli a un locale specializzato nella vendita di kebab. Il titolare, un cittadino turco di 28 anni, è stato denunciato. Deve rispondere di cattiva conservazione dei cibi e per violazione nelle norme in materia di sicurezza. La verifica dei locali, condotta dai poliziotti in collaborazione con gli agenti della Polizia municipale e i tecnici dell’Asl, ha evidenziato numerose carenze in campo igienico-sanitarie e in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. In particolare, nel corso dei controlli, sono stati sequestrati circa 80 kg di alimenti cotti e crudi tra cui oltre 11 kg di pizza, 32,5 kg di farina di grano, 5 kg di hamburger, 23 kg di impasto per la pizza, 5 kg di verdure miste e 2,5 kg di mozzarella.
Multa da 37mila euro
Il locale, che è sotto sequestro, sorge a due passi dalla stazione di Porta Nuova, dove la polizia ha sequestrato 80 chili di alimenti ed elevato sanzioni per 37 mila euro. Inoltre, l’intero locale presentava violazioni per la precarietà dell’impianto elettrico e l’attività era sprovvista della documentazione di valutazione dei rischi.
Rapporto Fipe: Kebab fuori controllo, (+54% in un anno)
La notizia arriva a pochi giorni dalla presentazione del rapporto 2019 redatto da Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi. Presenato oggi, 21 gennaio, a Roma. In sofferenza i bar, specie nelle grandi città del centro nord: nei centri storici, nel corso degli ultimi 10 anni, si è impennato il numero di paninoteche, kebab e (finti) take away di ogni genere (+54,7%), mentre sono diminuiti i bar (-0,5%; +1,3% invece al di fuori dei centri storici). Il pubblico esercizio, sottolinea l’indagine, deve fare i conti con una concorrenza ormai fuori controllo. Crescono soprattutto le attività senza spazi, senza personale, senza servizi soprattutto nei centri storici delle città più grandi. A farne le spese sono gli italiani onesti, costretti a chiudere.