“Mantenersi a due metri di distanza”: delirio al tribunale di Milano. Ma il ministro dorme

24 Feb 2020 14:24 - di Andrea Migliavacca
Tribunale

Tribunale di Milano e questione giustizia al tempo del Coronavirus: riceviamo e pubblichiamo

#Coronavirusitalia è nella hit delle parole su twitter; in effetti, la preoccupazione – alimentata più dal numero dei contagiati, che dall’informazione – è giustamente elevata. Secondo gli esperti, il “nuovo” virus è destinato a propagarsi in modo incontrollato e colpirà la popolazione senza preavviso, né sintomi particolarmente evidenti. Su 100 pazienti – riportando le fonti ufficiali – 20 verranno ricoverati e 5 finiranno in terapia intensiva. Gli infanti, abituati ad affrontare virus di ogni tipo, sono maggiormente “corazzati”, rispetto agli adulti che, invece, dai 40/50 in su sono più esposti.

Le cautele che gli infettivologi – come qualunque persona di buon senso – hanno suggerito, sono quelle di evitare la mobilità e dunque i contatti con altre persone. Ecco, dunque, che il Consiglio straordinario dei Ministri ha elaborato un decreto che contiene misure “urgenti”: contraddistinte, come descritto dal Presidente del Consiglio, dal carattere di “adeguatezza e proporzione”; lemma che il legislatore ha adoperato per ispirare il Giudice nella determinazione della pena.

Così, il Sindaco di Milano, Sala, di concerto col Governatore della Lombardia, Fontana, hanno ritenuto di disporre misure straordinarie, per limitare i contatti tra le persone, sospendendo le iniziative pubbliche e private del mondo della cultura e dell’istruzione: scuole chiuse, dunque, di qualunque ordine e grado. Niente carnevale, cinema o teatro.

Tribunale, il delirio

La Procura della Repubblica, in anticipo rispetto al Ministero, il Comune e la Regione, con un comunicato provvisorio, ha reso pubblica la chiusura degli Uffici della Procura. L’Organismo Congressuale Forense, sulla scia di queste iniziative ha chiesto al Ministro della Giustizia un intervento; volto a comprendere se tutte le attività giudiziali presso i tribunali (in particolare della Lombardia) debbano (o meno) rispondere a tale esigenza.

Nessuna risposta dal Ministero della Giustizia

Al momento, nessuna risposta proviene dal Ministero della Giustizia. L’Ordine degli avvocati di Milano, ad esempio, precisa: “le udienze si terranno regolarmente”; l’accesso è inibito agli avvocati e/o alle parti, testimoni ecc. provenienti dalla zona rossa. L’unica cautela è quella di mantenersi a distanza non inferiore a due metri. Indicazione bizzarra se paragonata a quella che riguarda tutte le realtà scolastiche. Si consideri, infatti che vi sono aule (nel settore civile, in particolare), che non consentono una tale cautela.

Detenuti tradotti in tribunale

V’è poi da considerare che presso il Palazzo di Giustizia vengono tradotti, a cura degli agenti di Polizia Penitenziaria i detenuti. Immaginare che il contagio si diffonda in un carcere, è drammatico. Ancor peggio non prevenire una tale eventualità. Dalla campagna #abbracciauncinese a #chiuditincasa, c’è una via di mezzo prudenziale, esattamente come prudente è la tempestiva informazione, che legittimamente si attende da tutti i Ministeri, compreso quello della Giustizia.

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