L’ex sindaco di Frosinone Marzi si racconta: «Quando da sinistra difesi Storace sul Laziogate»
Sindaco per nove anni e portabandiera di una stagione di rinascita per Frosinone. Domenico Marzi, avvocato, famiglia comunista, fuori dall’agone politico, si racconta in un’intervista sul portale Alessiporcu.it. In politica oggi vede «molti gattucci e pochi alani. Si circondano di gattucci per apparire più capaci». Si dice sia stato uno dei migliori sindaci del capoluogo della Ciociaria. Lui si schernisce. Di sicuro ha lasciato un segno. «Tutto quello che si è riuscito a fare in quelli anni è scaturito da uno straordinario entusiasmo che mi ascrivo», dice l’ex primo cittadino del Pd. «Ma anche da un gruppo di colleghi e amici che concorsero con me a fare questa esperienza».
Frosinone, Marzi: capii subito che Storace era la vittima
Marzi è stato anche un compagno scomodo. Uno che guardava alla sostanza. Memorabile la sua difesa di Francesco Storace all’epoca di Laziogate. L’inchiesta finita con assoluzione, dopo sette anni di calvario, che coinvolse l’allora governatore del Lazio. E consigliere comunale di opposizione a Frosinone. Dopo l’avviso di garanzia si offrì di assumere la difesa dell’avversario. Seminando il caos nel suo partito a sinistra.
«Intuii immediatamente – racconta – che Francesco Storace era vittima di una iniziativa giudiziaria assolutamente ingiustificata. E anche di un processo che si è protratto in primo grado per un lasso di tempo enorme. Vidi un lucido romantico rispondere con una puntualità e con un’onestà intellettuale durante tutto il processo, alle accuse ingiustificate che ebbe». Poi – ricorda ancora – è stato assolto in secondo grado con una sentenza mirabile. In un processo in secondo grado durato solamente due udienze. Quindi Francesco Storace ha avuto la mia amicizia, io ho la sua amicizia, cosa che ci porteremo». La vicenda che risale al 2005 riguardava una presunta incursione nella banca dati dell’anagrafe del Comune di Roma e un presunto spionaggio ai danni di Alternativa sociale di Alessandra Mussolini.
Ancora un episodio fotografa i rapporti leali di Marzi con la destra. Per acquisire la Villa Comunale utilizzò i fondi europei grazie alla collaborazione con esponenti politici di An. L’operazione da un miliardo e 200 milioni fu portata a termine per due ragioni. «Primo, perché mi diedero subito indicazioni di andare in Regione dove si poteva discutere dei fondi europei. E qui poi, aprirò un’altra parentesi, i fondi europei Frosinone li ebbe perché ebbi in Silvano Moffa, di Alleanza nazionale, sindaco di Colleferro, un segnale di apertura immediato. Mi disse “Frosinone non è mai venuta a chiedere i fondi europei, quindi diamo spazio all’avvocato Marzi perché possa avere questi finanziamenti”».