La rabbia di un esule istriano: sulla tessera della Triestina trova scritto “nato in Jugoslavia”

13 Feb 2020 13:20 - di Roberto Menia
Triestina

Quando il trattato di pace del 10 febbraio 1947 tolse Pola, Fiume e Zara all’Italia, confinò Trieste in un assurdo “territorio libero”. Amministrato dagli yugoslavi nella zona B (la parte nord occidentale dell’Istria) e dagli angloamericani nella zona A (la città capoluogo e poco più). Trieste, come è noto,  tornò all’Italia nel 1954 dopo aver versato il sangue dei sui giovani, caduti in anno prima sotto il piombo inglese.

La tessera della Triestina

Ebbene, in quei tempi la gloriosa “Unione” Triestina di calcio chiese di continuare a giocare nel campionato italiano e così fu: anzi, retrocessa nel 1947, fu riammessa alla serie A “per meriti patriottici”: il campionato successivo si giocò a 21 squadre e la Triestina arrivò seconda nel ‘48 dietro il Grande Torino. Ora sentite un po’: un esule istriano mi ha mostrato la sua tessera d’abbonamento alla presente stagione della Triestina calcio. Lui è nato a Isola d’Istria, è orgogliosamente italiano; ma sulla sua tessera c’è scritto “Nato in Jugoslavia-Serbia Montenegro”. Ha protestato ma gli dicono che non c’è niente da fare.

Per la Triestina non c’è nulla da fare…

Secondo la società, dopo le norme che pretendono l’identificazione, quella tessera è quasi un documento: la stessa viene rilasciata a livello centrale attraverso Prefettura di Roma. Non so se sia davvero così, ma chiunque ne sia responsabile offende gli esuli ed è un ignorante (nel senso che ignora) che deve imparare a rispettare le leggi dello stato. È la legge 54/89 a prescrivere che chi è nato nei territori ceduti ha il diritto ad avere sui documenti il riferimento al comune di nascita in lingua italiana. Senza ulteriori riferimenti agli Stati succeduti dopo. Provveda chi di dovere. Faccia qualcuno un’interrogazione in Parlamento: su questo e non sul Var o sui rigori dati o non dati.

Giorno del Ricordo: striscioni allo stadio

Altra storia, ancora calcistica. E’ stato bello vedere – e lo ha notato tutt’Italia – lo striscione in ricordo dei martiri delle foibe esposto sotto un gigantesco tricolore a Milano, durante Inter – Milan. Ad Ascoli non è andata così: lì, più modestamente e senza offendere nessuno, avevano preparato uno striscione che diceva così: “Ogni vero italiano è anche dalmata e giuliano”. Un solerte funzionario della questura ne ha impedito l’esposizione e lo ha sequestrato. Forse quel signore, che non so chi sia, farebbe bene a farsi una gita a Trieste. E guardarsi i cento nomi scolpiti nel marmo del famedio della Questura: tutti ammazzati il 1^ maggio 1945 dai titini, infoibati a Basovizza

E intanto a Trieste consentivano un presidio “antifascista”

Intanto, proprio nel giorno del Ricordo, le autorità italiche consentivano a Trieste un presidio “antifascista” e negazionista in Piazza della Borsa, a 100 metri dalla stessa Questura, con bandiere iugoslave che irridevano i nostri morti e con il tricolore italiano lordato dalla stella rossa.

Commenti

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  • Anna Maria 15 Febbraio 2020

    Questo episodio me ne ha fatto tornare un altro alla mente, episodio accaduto anni fa quando ero una giovane impiegata nella segreteria di un direttore centrale di un noto Istituto di Credito, il Direttore era nato a Fiume, quando Fiume era italiana, poi anche lui come molti altri era stato un esule e aveva vissuto successivamente prima a Milano e poi a Roma e quando fece rinnovare il documento di identità trovò scritto sul documento stesso nato in Jugoslavia. Ricordo che la cosa lo fece arrabbiare moltissimo e giustamente pretese che venisse cambiato il luogo di nascita in Italia!!!!