Firenze: ferie solidali, approvata importante mozione sociale di Fratelli d’Italia
Firenze, il consiglio comunale ha approvato nella seduta di ieri la mozione presentata dal capogruppo di Fratelli d’Italia Alessandro Draghi. Il consigliere propone di istituire un albo dei dipendenti comunali che vogliano usufruire o donare giorni di ferie. Sono le cosiddette ferie solidali: giorni in più rispetto a quelli normalmente spettanti che possono essere utili a chi, ad esempio, ha figli piccoli cui badare e si trova in difficoltà con gli orari di lavoro. “Un importante risultato quello che abbiamo ottenuto – ha notato Draghi –.
Firenze, i dipendenti potranno donare a chi ha bisogno
“Si crea così una lista grazie alla quale cedente e richiedente possono venire a conoscenza dell’esigenza dei giorni di ferie solidali e mettersi in contatto”. “Non tutti i 4.000 dipendenti comunali infatti lavorano nello stesso posto, e ovviamente non tutti si conoscono e si vedono tutti i giorni. Oggi se, per esempio, un dipendente che lavora in una scuola all’Isolotto volesse regalare due giorni di ferie, non saprà mai che un giardiniere che lavora a Settignano ne ha bisogno. Appena la mozione troverà applicazione, non sarà più così”, dice Draghi. Insomma, “un’importante vittoria, diventerà molto più semplice per i lavoratori aiutare un collega che si trova in stato di necessità”.
La mozione non piace alla sinistra…
Ovviamente la mozione non è piaciuta alla sinistra. Cone le solite cervellotiche motivazioni, ma la realtà è che non potevano votare una mozione della destra. “Il nostro gruppo consiliare è stato l’unico a votare contro la proposta di ferie solidali avanzata da Fratelli d’Italia. Comprendiamo la logica con cui spesso nasce questo tipo di proposta, anche da parte di lavoratori e lavoratrici. La solidarietà – spiegano i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – è un valore e una pratica necessaria, soprattutto tra chi vive in condizioni di fragilità o necessità. Alle nostre spalle però ci sono decenni di lotte e di diritti conquistati. Mettere in discussione questi ultimi, anziché pretendere un sistema più equo, è una scelta sbagliata. Uno stato di bisogno deve vedere nelle tutele di legge la sua soddisfazione.