Calabria, retata con sciacallaggio. E Morra non vedeva nulla…
Ovviamente, ricomincia la speculazione sulla Calabria. Stamane c’è stata una retata riguardante il voto di scambio tra politica e ‘ndrine e di mezzo c’è finito un consigliere regionale neoeletto, Domenico Creazzo, di Fdi. La procura competente chiede anche l’arresto del deputato di Forza Italia Siclari, che però non era candidato.
Morra non vede…
Soprattutto dai Cinquestelle si attacca la Meloni. Lo specialista al ramo è il presidente dell’Antimafia, Nicola Morra, quello che non si è fidato a votare il candidato grillino alla presidenza della regione. E non è stato nemmeno capace di segnalare quella presenza in lista come da dovere dell’organismo che presiede, come ha giustamente notato il senatore Fazzolari di Fratelli d’Italia. Se non lo sapeva l’Antimafia…
Fdi sapeva solo che parliamo di un finanziere, che era incensurato. La cognata di Creazzo ufficiale dei carabinieri vittima della mafia. È evidente che l’arresto è grave e Fdi non vuole avere nulla a che fare con chi tresca con le cosche, sempre se ha fondamento l’imputazione mossa a Creazzo.
Ma c’è diversa leggenda da sfatare. Fratelli d’Italia non ha – come non li ha nessun partito – strumenti ispettivi sui candidati. Il candidato in questione inoltre è stato per anni sindaco e Presidente del Parco dell’Aspromonte e non è mai stato toccato da alcuna indagine né sospetto, cosa per la verità difficile in Calabria.
Non cambiava nulla
Se uno appare pulito sono i carabinieri a dimostrare il contrario. Ma nessuno si azzardi a giocare con i voti di mafia. Iole Santelli ha stramazzato il suo avversario con duecentomila voti di scarto. Fratelli d’Italia in Calabria ne ha ottenuti ben 84mila (i Cinquestelle fermi a 48mila e questo spiega la loro rabbia) e Creazzo appena ottomila preferenze. Ecco, è vietato speculare.
In alcune zone del sud le mascherine le indossano nell’ombra e il virus della malapolitica è ancora drammatico. Ma questo non sposta nulla rispetto alla pulizia morale di Giorgia Meloni.
Eppure, De Vito…
Una politica incapace di capire che il problema rischia di riguardare tutti – perché corruzione e voto di scambio sono diffusi ovunque – non risolverà mai la questione morale. Ed è il motivo per cui un partito mette fuori chi è accusato di delinquere. Farlo prima dei magistrati e senza alcun motivo serio sarebbe da neuro. Dovrebbe saperlo proprio Di Maio che cacciò il presidente del consiglio comunale di Roma, De Vito. Che, uscito dal carcere, è di nuovo a fare il numero due del Campidoglio. Non ditelo a Morra.
Articolo pieno di banalità, vi consiglio caldamente di vedere i risultati elettorali nei comuni ad alta densità mafiosa dove il centrodestra ha fatto anche l 80%, con questo non voglio dire che ci sia connivenza ma è evidentemente chiaro per chi ha votato certa gente.
Gentile storace un pó di giornalismo d inchiesta niente?
Solo chiacchiere da bar dello sport…
grazie per il complimento. aspettiamo le inchieste di morra
Nulla di nuovo sotto il sole. Soliti sistemi : tanto più che con l’approssimarsi delle prossime regionali bisogna pure far qualcosa per smuovere le acque . Certamente nessuno si illude che le sardine possano rappresentare la panacea. Il risultato è stato ottenuto in Emilia, perdendo comunque un bus di rappresentanti, e nascondendo accuratamente il simbolo del partito.