Benvenuti sale sul ring e dà una lezione ai negazionisti delle Foibe. «Certe storie non si possono dimenticare»

4 Feb 2020 15:38 - di Giovanna Taormina
Foibe

I negazionisti delle foibe devono fare i conti con Nino Benvenuti. Esce l’autobiografia a fumetti del campione di boxe. Benvenuti racconta il suo esodo e il dramma degli istriani. Il volume autobiografico a fumetti si intitola Il mio esodo dall’Istria (Ferrogallico). Ed è firmato da Benvenuti e Mauro Grimaldi, i disegni sono di Giuseppe Botte. L’autobiografia di Nino Benvenuti è il racconto di un ragazzo e del suo sogno, ma, anche, di un dramma… Quello degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia costretti all’esodo, dopo la Seconda guerra mondiale, per sfuggire alle terribili violenze, agli omicidi, agli infoibamenti scatenati dalle truppe comuniste jugoslave di Tito.

Foibe, il fumetto di Nino Benvenuti

Un dramma che ancora oggi molti a sinistra tentano di oscurare e negare. Molti gettano fango e tirano in ballo demagogicamente il fascismo e le responsabilità degli istriani. Una risposta a tante becere falsità e menzogne arriva da Nino Benvenuti.  Benvenuti, che è istriano, diventa il simbolo del riscatto: la sua indimenticabile conquista della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma 1960 rappresenta una vittoria per sé e per la sua gente. Scrive: «Ci sono storie che non si possono dimenticare. La mia è una di quelle. Di un popolo intero. Cacciato, umiliato, calpestato, strappato dalla propria terra senza che nessuno, dico nessuno, abbia alzato un dito per difenderlo».

Il dramma di un popolo dimenticato

È il dramma, quello che Benvenuti racconta, «di un popolo dimenticato, la cui storia è stata oscurata per anni, cancellata dai libri di storia, negata. Solo la forza di chi non ha mai abbassato la testa – di chi nonostante tutto, ha conservato la propria dignità, di chi non si è mai arreso – ha ridato voce a tutti noi istriani, fiumani e dalmati, anzi italiani.  Sì perché lo eravamo prima e lo siamo oggi. Italiani».  Benvenuti ribadisce: «Nessuno di noi ha mai cessato di esserlo e questo vorrei gridarlo a chi, al nostro rientro forzato in Italia, ci ha accolto con insulti, con offese, con brutalità. A chi per oltre mezzo secolo ha negato le migliaia di morti, le violenze, le foibe. A chi, ancora oggi, nega. Io non ho mai dimenticato. Chi sono, da dove vengo, le mie origini. Mi chiamo Nino, Nino Benvenuti. Questa è la mia storia».

 

 

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Piero Tarticchio 5 Febbraio 2020

    Carono Nino,
    sono istriano come te, nato nel ’36, ho avuto il padre infoibato insieme ad altri 6 familiari. Sono conosciuto nel modo dell’esodo come scrittore e pittore. Non potrei non condividere tutto quanto ha i detto perché anch’io ho fatto e faccio parte di quella immane tragedia. Ci siano incontrati a Pola (forse nel ’73) quando insieme a Lamborghini e Marussi tentavate di battere il record della traversata Pola- Cervia. Tu facevi il bagno in una zona poco frequentata nella zona di Promontore e io ti dissi di stare attento che nella zona c’erano pescicani. Sei salito sul mio motoscafo e abbiamo fatto una breve chiacchierata. Spero un giorno di incontrtarti.

  • maurizio pinna 5 Febbraio 2020

    Sarebbe già molto grave parlare di una popolazione oppressa, ma da parte dei comunisti jugoslavi si andò oltre. Poiché un forte legame sociale era costituito dalla religione si decise di eliminare drasticamente tutti i sacerdoti. I presbiteri vennero rastrellati, percossi duramente, alcuni costretti ad indossare una corona di fatta con il filo spinato e poi scaraventati nelle foibe. Le varie Commissioni individuarono molti abiti talari tra i poveri resti riesumati. I compagni erano CONNIVENTI, perché almeno una brigata partigiana comunista operò in zona con l’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo, non spontaneamente ma con regolare autorizzazione della Direzione Centrale del PCI che, tra le altre cose, oltre alla “svolta di Salerno” su cui si è blaterato per tutta la scorsa estate AUTORIZZO’ in PUGLIA una base ad uso dell’ ARMATA ROSSA dove venivano reclutati collaboratori per i Servizi Informazioni Jugoslavi. E’ evidente che parlare delle FOIBE non può non irritare l’ ANPI che naturalmente non andrà mai nelle scuole a raccontare tali misfatti, parlando solo di ARMATE PARTIGIANE che in complesse BATTAGLIE CAMPALI hanno annientato l’ ESERCITO TEDESCO LIBERANDO, da SOLI, L’ITALLIA.