Taglia-poltrone, il soccorso di Salvini salva il referendum. L’ira della Carfagna

10 Gen 2020 16:18 - di Michele Pezza
referendum

Borsino del referendum in salita. Il soccorso della Lega fa infatti schizzare a 71 (per ora) il numero di firme di senatori per sottoporre al vaglio dei cittadini la recente riforma che ha ridotto il numero dei parlamentari. Una mossa a sorpresa, questa di Matteo Salvini, necessitata dall’esigenza di neutralizzare quella della sua avversaria Mara Carfagna. Ieri, infatti, quattro senatori aderenti alla corrente Voce libera, guidata proprio dalla vicepresidente della Camera, avevano ritirato la firma facendo scendere il quorum sotto quota 64, la soglia minima per chiedere il referendum confermativo.

Firme a quota 71: referendum più vicino

Ovviamente, non si tratta di reciproci dispettucci. Quella ingaggiata sul taglio delle poltrone si annuncia come una vera e propria partita a scacchi. Salvini innesca il referendum perché vuole far saltare la legislatura. Votando prima, infatti, il taglio non andrebbe in vigore. E per lui sarebbe molto più facile attrarre nella propria orbita i grillini dissidenti e offrire loro una prospettiva di rielezione. Al contrario, chi ha necessità di riorganizzarsi, è pronto a barattare la riduzione del numero dei seggi con un bel po’ di tempo a disposizione. Lo scenario ideale per accusarsi reciprocamente di voler conservare la poltrona.

Tra i sì anche due transfughi del M5s

La Carfagna ha già cominciato: «È evidente a tutti – dice – che si tratta di un referendum salva-poltrone: portare l’Italia al voto prima che entri in vigore la riduzione dei parlamentari». Le fa eco il collega di partito (e di corrente) Osvaldo Napoli: «Il referendum per confermare o negare il taglio dei parlamentari – sottolinea – non è più un obiettivo ma soltanto un mezzo per condizionare il destino della legislatura».  Gongolano invece Maurizio Turco e Irene Testa, del Partito Radicale: «Dobbiamo innanzitutto ringraziare la Lega per aver raccolto il nostro appello e i senatori firmatari per aver consentito che si tenga il referendum». Tra questi anche i due ex-parlamentari del M5S, Ugo Grassi e Francesco Urraro, da oggi iscritti nel gruppo di Salvini.

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