Saviano si bea del “brand” Gomorra e dei successi americani della serie. Ma c’è ben poco di che gioire…
La notizia è che il New York Times, in vena di complimenti, promuove Gomorra tra le serie evento del decennio. Saviano, naturalmente, ringrazia. Ma la domanda sorge spontanea: davvero può bearsi di un brand che si è internazionalizzato. Globalizzato. Spettacolarizzato. Snaturato. E che, ormai, con il suo archetipo letterario ha a che fare davvero poco?
Saviano, il sogno americano che il Nyt gli fa accarezzare…
Dunque, per il New York Times, la saga camorristica di Gomorra è la quinta serie internazionale più bella dell’ultimo decennio. Nella classifica stilata dalla testata americana, Gomorra-La serie occupa in quinto posto con la seguente motivazione: «Sviluppata da Roberto Saviano dal suo omonimo libro (alla base anche del film di successo del 2008), questa saga sulla politica dei gangster napoletani è un racconto di mafia esemplare. Brutale. Meditabondo. Assolutamente avvincente». E fin qui, nulla da togliere al prodotto mediatico promosso dalla critica e applaudito dal pubblico. A commentare il plauso d’oltreoceano, naturalmente, è lo stesso Saviano che sui social posta: «Sono contento che #Gomorra continui ad avere un pubblico internazionale molto appassionato e un grande successo di critica. È tra i migliori programmi TV internazionali del decennio per i @nytimes. Ed è l’unico programma televisivo italiano nella lista!». Certo, viene da aggiungere, visto che il prototipo dell’italiano è fin tropo spesso appaiato a quello del mafioso quasi genetico. (E l’odioso brand “spaghetti, pizza e mandolino” che nutre l’immaginario collettivo è rinsaldato sul mercato delle idee…).
Il Nyt elogia la serie tv: e Saviano si bea del “brand” Gomorra
Contento anche uno dei protagonisti della serie, l’attore Salvatore Esposito, che interpreta Genny Savastano. Il quale, ovviamente, sottolinea come non solo in America Gomorra sia valutata un’eccellenza. «In Italia è considerata la migliore degli ultimi 10 anni. Grazie di cuore a tutti voi che ci seguite, amate e sostenete da sempre». Con buona pace non dei detrattori della serie, ma di tutti coloro i quali non si beano – come autore del libro e attori del prodotto mediatico – dell’immagine italiana sulla scena del mondo, che ne consegue. Intanto, peraltro, anche lo spin off per il grande schermo, L’immortale, il film “ponte” tra la quarta e la quinta stagione della serie. Diretto dall’altro protagonista del filone, Marco D’Amore, è considerato un grande successo. «In un momento in cui si festeggiano giustamente i grandi risultati del Cinema Italiano – scrive su Twitter l’attore e regista riferendosi al dibattito sui numeri record di Tolo Tolo – mi fa piacere annunciare che dopo 4 settimane di programmazione L’immortale chiude a 6 milioni! È il maggior incasso italiano per un film drammatico del 2019! Grazie con tutto il cuore! Buon 2020».
A cosa si riduce oggi il legame tra libro di Saviano e serie tv?
Ora, sviluppo televisivo e cinematografico del libro Saviano, davvero hanno molto da condividere sul fronte dei successo d’oltreoceano e dei riconoscimenti spettacolari? Quanto c’è ormai, dell’archetipo cronachistico negli intrecci mediatici? Non è forse più realistico e obiettivo ipotizzare che il successo di Gomorra–La serie altro non è se non il risultato di una rivisitazione globalizzazione del brand Gomorra? Del resto, è stato rilevato da più parti. Ed è ormai sotto gli occhi di tutti, che la serie televisiva è da unj bel po’ andata “oltre l’adattamento” del libro che cui trae le mosse. rappresentando su scala spettacolare e in chiave internazionale piuttosto una espansione della narrazione contenuta nel volume originale. Insomma, tratto lo spunto, la serie si è emancipata dal suo archetipo creando un prototipo televisivo che ormai poco ha davvero a che fare col testo di Saviano. E che, semmai, segue strategie mediatiche originali. E percorsi cultural-industriali ben lontani dal testo originale.
Il lavoro critico sul brand Gomorra: un libro di Giuliana Benvenuti
E così, come brillantemente analizzato, tra gli altri, da Giuliana Benvenuti, autrice del libro Il brand Gomorra. Dal romanzo alla serie TV edito dal Mulino, «da un lato, infatti, troviamo personaggi e vicende sostanzialmente autonomi. Perché collocati in uno spazio-tempo che segue la pubblicazione di Gomorra e che consente quindi di monitorare l’evoluzione delle dinamiche camorriste degli ultimi anni (dal 2012 al 2015 circa)… D’altra parte, però, lo stereotipo culturale su base regionale (e nazionale) del mafioso si contamina fortemente con altre modalità rappresentative proprie di un immaginario transnazionale. Queste attingono soprattutto alla serialità hollywoodiana e alla tradizione del gangster movie, opportunamente rivisitata proprio dai serial statunitensi». Ed ecco spiegato il trubuto del NYT alla serie. Con buona pace di Saviano. E del suo “sogno americano”…
Ma saviano caro, perche’ non ti fai sbattere dai tuoi stessi compaesani e smettila, anche se e’ la realta’, di denigrare l’Italia e gli italiani. Smettila di fare il buffone con i tuoi film e libri da strapazzo. Presto la scorta te la dovrai pagare da solo, dato che ci sara’ un fine all’attuale pacchia.