Renzi minaccia Zingaretti: «Io in aiuto di Salvini? Spero che Nicola non l’abbia detto»

17 Gen 2020 10:34 - di Lucio Meo

Picconate alla maggioranza, fuoco amico, si fa per dire, sul Pd. Matteo Renzi, all’indomani dello “strappo” tra giallo-verdi e Iv sulla riforma della prescrizione, passa al contrattacco. E respinge al mittente, Nicola Zingaretti, le accuse di “collaborazionismo” con la destra. Il suo primo pensiero, però, è picconare i grillini: «Dare lavoro alla gente, non il reddito di cittadinanza, questa è la nostra proposta.»

Matteo Renzi, intervistato da Radio Capital, parla anche di immigrazione. «I decreti sicurezza? Il peggiore non è il numero due, ma l’uno, dove si è messo in crisi il sistema di integrazione. Tagliando i fondi ai comuni e a Sprar, quelli per insegnare l’italiano, per integrarsi», sottolinea Renzi. «È importante modificare i decreti – scandisce – l’elemento da introdurre è il problema immigrazione complessivo. Se noi consentiamo alla Turchia di divenire partner fondamentale in Libia, facciamo un autogol gigantesco, per Eni ma anche per il dossier Mediterraneo». Poi il punto nodale, le accuse rivoltegli dal Pd. «Noi diamo una mano a Salvini? Ma dai, spero che Nicola non abbia detto queste cose»,  dice poi Renzi. Con aria vagamente minacciosa. «Mi sento costantemente con Bonaccini, la cui lista farà un bel risultato. Bonaccini è l’emblema del governo. A differenza di Emiliano in Puglia, che è l’emblema del cattivo governo», aggiunge l’ex premier.

Zingaretti si consola con i sondaggi

«Bene la tendenza nei sondaggi: il Pd è forza viva e centrale della democrazia italiana. Tutte e tutti al lavoro al Governo e nelle città con le persone per cambiare l’Italia e fermare le destre». Lo scrive il segretario del Pd su Twitter. Senza replicare a Renzi, ma incassando i consigli del suo predecessore, Pier Luigi Bersani. Molto meno ottimista di Zingaretti. «In tutto il mondo la sinistra è attardatissima sulle sue antiche parole d’ordine. In Italia ancora di più. Ecco perché è l’ora di una cosa nuova. Da  questa situazione di crisi la sinistra non uscirà con i vecchi attrezzi.

Ed ancora, proclami e promesse. «Sento spesso pronunciare questa parola: ricomposizione. Lo dico chiaro, non è questo il problema – dice poi l’ex segretario del Pd – . Non servirebbe, non è sufficiente appunto rimettere insieme i vecchi attrezzi. Quando il Pd parla di allargarsi, aprirsi, rifondarsi, dico che è meglio di niente. Ma è diverso dal dire, come invece dovremmo: serve una cosa nuova, una sinistra dei tempi nuovi». «Noi – assicura – siamo pronti. Zingaretti ha capito una cosa fondamentale: non possiamo stare fermi sulle gambe, qualcosa bisogna
che c’inventiamo. Con l’attuale assetto dei partiti non si incrociano le nuove sensibilità. Sennò non ci sarebbe bisogno delle Sardine».

 

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