Lombardia, è bufera sul taglio dei fondi ai disabili. Passa la mozione del Pd contro il governatore Fontana
È bufera al Pirellone sul taglio dei fondi ai disabili. A sorpresa ieri il consiglio regionale della Lombardia ha approvato due mozioni (una del Pd, l’altra dell’opposizione) che bocciano la decisione del governatore sulla riduzione dei fondi. Con 36 sì contro 32 no passa il testo presentato dai dem che impegna la Giunta a ritornare sui suoi passi. «E a ripristinare criteri ed entità del contributo». La mozione è passata a voto segreto, come chiesto dal consigliere grillino Gregorio Mammì.
Il riferimento è alla lettera con la quale 64 famiglie con figli disabili hanno denunciato la decurtazione dell’assegno mensile assicurato dalla Regione a mamme o papà che non possono lavorare. O non possono farlo a tempo pieno, perché devono assistere un figlio affetto da disabilità.
Lombardia, saltano i tagli ai fondi per i disabili
Il 23 dicembre scorso infatti, la giunta del leghista Attilio Fontana ha approvato una delibera che cambia i requisiti per ricevere i fondi. Che, salvo cambiamenti, da febbraio 2020 prevede la riduzione da 600 a 400 euro mensili.E introduce la soglia di 50 mila euro Isee per usufruirne.
La decisione sui tagli aveva sollevato un coro di proteste dell’opposizione di centrosinistra. Ma soprattutto le critiche delle associazioni che rappresentano i familiari dei non autosufficienti. “Sui disabili niente tagli, già ci pensa la vita”, è lo striscione che hanno esposto davanti all’ingresso di Palazzo Pirelli.
«Tagliati i fondi regionali per i disabili gravi», denuncia il consigliere dem Gian Antonio Girelli, primo firmatario della mozione. «Non è vero, si tratta di una bufala dell’opposizione», replica l’assessore leghista con delega alla Disabilità Stefano Bolognini. Che aveva motivato la scelta con il taglio delle risorse del governo. Che, invece, secondo il Pd, sarebbero state aumentate. Ora il voto dell’aula obbliga il governatore leghista Fontana a riscrivere la delibera. E il contributo dovrebbe tornare ai 600 euro mensili.