Libia, il generale Haftar si appella al popolo: “Armatevi e respingete l’invasore turco che arriva”

4 Gen 2020 16:51 - di Domenico Bruni
libia haftar

La Libia si deve opporre all’invasore turco. Il comandante dell’Esercito nazionale libico (Lna), Khalifa Haftar, ha fatto appello al jihad contro un eventuale intervento militare turco in Libia. Haftar lo ha detto nel corso di un discorso trasmesso dalla tv al-Hadath. Durante il suo intervento, Haftar ha chiesto una “mobilitazione generale”, esortando “tutti i libici” a prendere le armi. “Uomini e donne, militari e civili, difendete la nostra terra e il nostro onore”. “Il nemico sta unendo le forze per invadere la Libia e schiavizzare il nostro popolo”. “Il nemico ha trovato tra i traditori quelli che hanno firmato con lui un accordo di sottomissione, umiliazione e vergogna”, ha proseguito Haftar. Si riferisce all’accordo militare siglato alla fine di novembre tra Ankara e il governo di accordo nazionale di Tripoli.

Libia, raid di Haftar sulla Sirte

Aerei dell’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar hanno condotto raid a est di Sirte, in una zona controllata dalle forze di Misurata alleate del governo di accordo nazionale di Tripoli. Ne dà notizia il Libyan Address, vicino al generale. Mentre il Libya Observer ha scritto che il raid è stato condotto contro un checkpoint militare 17 chilometri a est di Sirte.

Si lavora per cancellare il patto Libia-Turchia

Intanto il Parlamento nella Libia orientale, schierato con il generale Haftar, ha  preso una importante decisione. Ha approvato all’unanimità nel corso di una sessione straordinaria che venga cancellato l’accordo di cooperazione militare di fine novembre dalla Turchia con il governo di Tripoli. Lo ha riferito l’emittente Sky News Arabia. I deputati hanno approvato all’unanimità la richiesta alla magistratura di procedere per “alto tradimento” nei confronti dei membri del consiglio presidenziale che hanno firmato l’accordo con Ankara. Ossia Fayez al-Serraj, il ministro degli Esteri Mohammed Siala ed il ministro dell’Interno Fathi Bashagha.

L’uccisione di Soleimani destabilizzerà la regione

L’intervento Usa peserà anche sulla Libia. “La decisione di Trump di far uccidere il generale Soleimani avrà delle conseguenze destabilizzanti. Non solo nei rapporti con Teheran ma anche con il Governo iracheno che vive con crescente difficoltà la presenza delle truppe Usa sul suo territorio”. A sostenerlo è l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2013 al 2016. “L’azione americana arriva dopo mesi di passività degli Usa in Medio Oriente e in Mediterraneo. Basti pensare alla decisione di abbandonare la Siria al controllo di Turchia e Russia, i Curdi al loro destino. E quella di non intervenire dopo l’attacco di droni alla raffineria di Buqyaqin Arabia Saudita, all’abbattimento di droni Usa nello stretto di Hormuz. Ancora: mantenendo un basso profilo in occasione delle ultime provocazioni di Kim Jon-un e l’assenza dalla scena libica”.

“Oggi l’Iran islamico ha un nuovo martire”

“Vista l’importanza del generale ucciso – osserva De Giorgi – le conseguenze potrebbero estendersi oltre il Golfo Persico, in Mediterraneo, in Siria e in Libia. Ad esempio mettendo in ombra la crisi libica in attesa delle mosse iraniane, lasciando di fatto maggiore libertà d’azione alla Turchia nell’inserire truppe regolari a sostegno di Al Serraji e alla Russia di muoversi in modo più aggressivo”. “La speranza è che la decisione di Trump faccia parte di una strategia complessiva di ampio respiro che abbia previsto come contenere le inevitabili ritorsioni iraniane. E anche la destabilizzazione ulteriore dell’Iraq, del Golfo Persico, dello Yemen.Speriamo che non sia invece una mossa finalizzata a ribaltare l’immagine di un Presidente distratto o addirittura debole in politica estera all’avvicinarsi delle elezioni presidenziali. La storia è ricca di esempi di decisioni azzardate in politica estera per rafforzare il consenso del popolo tramite l’orgoglio nazionale e il mito della Patria in pericolo. Potrebbe funzionare. Ma a quale prezzo. Intanto, da oggi la causa sciita ha un nuovo luminoso martire”.

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