Libia, Haftar blocca l’export di petrolio. L’Onu: “Ci saranno conseguenze devastanti”

18 Gen 2020 14:19 - di Federica Parbuoni
petrolio

Si sposta sul petrolio la guerra in atto in Libia tra il generale Khalifa Haftar e il governo di Tripoli guidato da Fayez al-Serraj. Secondo quanto riportato dal sito dell’emittente Al-Ahrar, la Noc (National oil corporation), la compagnia petrolifera statale libica, su pressione di uomini di Haftar al proprio interno, fermerà oggi l’export di petrolio da tutti i terminal e i porti della Libia centrale e orientale. La notizia, che ha provocato la dura reazione dell’Onu, si abbatte come una scure sul vertice di Berlino sulla Libia, che si aprirà domani. La decisione, infatti, si connota come un duro colpo del generale al governo di Tripoli, che incassa i proventi sulle esportazioni di petrolio.

Il colpo di mano di Haftar sul petrolio

Secondo Al-Ahrar, che ha citato fonti interne al Noc, il comandante delle Guardie degli impianti petroliferi nella Libia orientale, Naji al-Maghrabi, e un non identificato comandante della Sala operazione di Sirte, che sono entrambi legati ad Haftar, hanno ordinato ai propri uomini nei terminal petroliferi di fermare le esportazioni. Secondo la stessa fonte, questa decisione provocherà un taglio dell’export di almeno 700mila barili. E un calo di introiti al giorno di 47 milioni di dollari. Ieri diversi media avevano già riportato la notizia che Haftar avrebbe ordinato la chiusura dei porti petroliferi nella Libia orientale per mettere pressione al governo di Tripoli. Nel tardo pomeriggio di venerdì, inoltre, esponenti tribali e i notabili dell’area di Zuwetina hanno occupato la Sala Operativa del terminal petrolifero e preannunciato la sospensione delle esportazioni di petrolio e del gas.

I vertici del Noc: “È un atto criminale”

Il portavoce dell’Esercito nazionale libico di Haftar, Ahmed al-Mismari, ha sostenuto che il blocco dell’export del petrolio “è una decisione presa da popolo libico per proteggere il popolo libico. Non permetteremo a nessuno di minacciare il popolo libico”. Ma per i vertici ufficiali del Noc “il blocco degli impianti petroliferi è un atto criminale”. “Il settore dell’oil & gas è la linfa vitale dell’economia libica e l’unica fonte di introiti per il popolo libico. Il petrolio e gli impianti petroliferi appartengono al popolo libico. Non sono carte da giocare per risolvere questioni politiche”, ha dichiarato in una nota il presidente, Mustafa Sanalla. “La Noc – ha proseguito  il presidente – ha spazi di stoccaggio limitati nei nostri porti principali. Se vengono chiusi, sarà necessario ridurre immediatamente la produzione e fermarla completamente quando i depositi saranno pieni. Potrebbero bastare meno di cinque giorni”.

La missione Onu in Libia: “Conseguenze devastanti”

Unsmil, la missione delle Nazioni Unite in Libia, ha espresso “profonda preoccupazione” per i tentativi in corso di “fermare o danneggiare” la produzione petrolifera nel Paese dopo l’annuncio di una fonte della Noc. Unsmil ha messo in guardia dalle “conseguenze devastanti di questa mossa, soprattutto per il popolo libico” e dai “terribili effetti sulla già deteriorata situazione economica e finanziaria del Paese”. “La Missione – si legge in un comunicato – invita tutti i libici ad esercitare la massima cautela, mentre continuano i negoziati internazionali per mettere fine alla crisi di lunga data in Libia”. E chiede “trasparenza nella distribuzione delle risorse”. “La Missione – conclude la nota – ribadisce l’importanza di preservare l’integrità e la neutralità della Noc“.

 

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