Libia, tutti aspettano la miracolosa Conferenza di Berlino. Ma la Turchia ha già inviato migliaia di mercenari

15 Gen 2020 13:39 - di Antonio Pannullo
libia esercito turco

Libia, l’invasione turca è in corso. Dopo la Siria, Erdogan invade anche la Libia. E questa violazione internazionale avviene senza che Onu, Ue e ovviamente il governo italiano dicano una parola. Duemila combattenti siriani sono partiti dalla Turchia o arriveranno a breve per combattere in Libia. Lo scrive il Guardian, citando a conferma della notizia fonti di tutti e tre i Paesi. L’impiego dei combattenti siriani fa seguito all’intervento deciso da Ankara a sostegno del premier fantoccio Fayez al Serraj, assediato dalle truppe di Khalifa Haftar. Secondo il Guardian, un iniziale contingente di 300 uomini della seconda divisione dell’Esercito nazionale siriano (Sna), un gruppo di ribelli anti Assad finanziato dalla Turchia, ha lasciato la Siria il 24 dicembre. Seguito da un gruppo di altri 350 combattenti il 29 dicembre. In seguito, sono stati dislocati sulle linee di difesa a est della capitale libica. Altri 1.350 uomini hanno attraversato il confine con la Turchia il 5 gennaio. Alcuni sono già stati dispiegati in Libia, mentre altri sono ancora impegnati nell’addestramento in una struttura militare nel sud della Turchia. Altri combattenti che fanno parte della Legione islamista Sham starebbero per essere trasferiti in Libia.

Libia, 2.000 dollari al mese per i mercenari siriani

Una fonte ha riferito al Guardian che i siriani potrebbero essere inquadrati in una divisione che porta il nome dell’eroe della resistenza libica Omar al-Mukhtar, giustiziato dagli italiani nel 1931. I combattenti avrebbero firmato un contratto di sei mesi direttamente con il governo di accordo nazionale (Gna) di al Serraj, per  2mila dollari al mese. Si tratta di una somma considerevole rispetto alle circa 450-550 lire turche che percepivano in Siria. A tutti è stata promessa la cittadinanza turca, un espediente spesso usato da Ankara per cooptare combattenti. La Turchia si fa invece carico delle spese mediche per i feriti ed è responsabile del rimpatrio delle salme in Siria. Il Guardian conferma che sarebbero almeno quattro i combattenti siriani già caduti sul fronte libico, anche se le loro unità riferiscono che sarebbero morti nei combattimenti in Siria contro le unità curde. Sia Ankara che Tripoli hanno ripetutamente negato la presenza di combattenti siriani in Libia. Che invece ci sono.

Saleh: Haftar libererà Tripoli e la Libia

Dall’altra parte si replica. L’Esercito nazionale libico del generale Haftar ”completerà la sua missione di liberare Tripoli dalla morsa delle milizie”. Lo ha dichiarato il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, durante una riunione del Parlamento panarabo al Cairo accusando il governo del premier Fayez al-Serraj di essere ”nelle mani delle milizie”. Saleh, ha chiesto un ruolo dei Paesi arabi per contrastare ”l’invasione turca della Libia”. Durante una riunione del Parlamento panarabo al Cairo, Saleh ha ribadito il suo no al memorandum di intesa raggiunto tra il governo di Tripoli e quello di Ankara. Saleh ha sostenuto che il premier ”al Serraj non ha alcun diritto a firmare accordi internazionali”. Saleh, così come il generale Haftar, si è rifiutato di firmare a Mosca la proposta di accordo per il cessate il fuoco in Libia elaborata dalla Turchia e dalla Russia.

Di Maio: Europa troppo scoordinata

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha detto le solite frasi di principio sul cessate il fuoco e sulla pace. Ma ha aggiunto che l’Italia “sostiene con convinzione il processo di Berlino, unica strada percorribile per una soluzione politica”. Lo ha detto durante la sua informativa al Senato. “È molto positivo che la cancelliera Merkel abbia confermato la data del 19 gennaio”, ha aggiunto. Dalla conferenza, ha sottolineato Di Maio, “ci aspettiamo risultati. Dopo la Conferenza, dovremo poi lavorare sui seguiti operativi, a cominciare dalle modalità di attuazione del cessate il fuoco”. Di Maio ha poi criticato la Ue. “Troppo a lungo l’Europa si è mossa in maniera scoordinata sulla Libia, consentendo ad attori terzi di occupare gli spazi lasciati liberi”. Questa dinamica, ha aggiunto, “va contrastata con decisione”, perché “gli europei sono quelli che più hanno da perdere da una Libia instabile e più da guadagnare da un Paese sicuro e prospero”.

Berlusconi: Erdogan riempie il vuoto italiano

Berlusconi invece ha centrato il problema. In Libia “oggi Erdogan riempie il vuoto e le contraddizioni della politica italiana ed europea e purtroppo la Turchia di oggi non è più quella di 10-15 anni fa”. Lo dice Silvio Berlusconi, intervistato da La Verità. “D’altro canto la Turchia continua a essere il maggiore esercito, dopo gli Stati Uniti, dell’Alleanza Atlantica, oltre che la porta di possibili flussi migratori verso l’Europa, che per il momento Erdogan mantiene bloccati”. “Per quanto riguarda la Libia, solo Gheddafi era stato capace di tenere unite le oltre 100 tribù libiche e superare le feroci rivalità che le dividono. Oggi un Gheddafi all’orizzonte, nel bene e nel male, non si vede”, sottolinea Berlusconi.

Renzi: fermare la Turchia

E Matteo Renzi concorda con Berlusconi. Alla sua maniera. “Sarà il tempo a dire se” Conte e Di Maio “hanno lavorato bene o male” sul dossier libico. Lo dice il leader di Italia Viva, intervistato al Tg2. “C’è un rischio enorme, che la Turchia torni ad essere la potenza di riferimento nel Mediterraneo” e questo sarebbe “un autogol, perché quello era un ruolo nostro. Il vero errore da evitare -sottolinea- è restituire tutto il Mediterraneo e la Libia nelle mani di Erdogan”. Renzi poi aggiunge: “In politica estera mi fido molto più degli americani che dei turchi”. Per Fratelli d’Italia, “da parte di questo governo non abbiamo appreso cose nuove. Vediamo poca strategia, poca prospettiva e soprattutto un ruolo marginale di questa nostra Nazione, perché riteniamo che questo governo, nella sua debolezza, non abbia avuto la capacità di rappresentarsi  protagonista anche in scenari nei quali da 100 anni l’Italia è stata elemento centrale. Questa è una fase che ci preoccupa, il resto lo diremo in Aula nelle prossime ore”. Così Francesco Lollobrigida (Fdi).

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