La giornalista del Fatto, a Prima Pagina, fa propaganda anti-Lega: il voto a Salvini è patologico
Prima Pagina è un programma di Radio 3. Una rassegna stampa che tutte le mattine accompagna gli italiani dalle 7.15 fino alle 8.45. Ogni settimana la conduzione spetta a un giornalista diverso, chiamato dalla squadra che organizza il programma. Un professionista che legge e commenta le notizie e gli editoriali dai vari quotidiani. Si alternano così giornalisti noti e meno noti.
Questa settimana è stata la volta di Antonella Mascali, che lavora al Fatto quotidiano. Ovviamente da ciò che scelgono di leggere e dai commenti si capisce subito come sono schierati i giornalisti che conducono la rassegna. Nessuno si aspetta da loro totale imparzialità insomma, ma anche che non si esageri troppo con la propaganda. Soprattutto se, come oggi, siamo a poche ore da un voto cruciale in due regioni italiane.
Dopo la rassegna, il giornalista o la giornalista risponde alle telefonate degli ascoltatori selezionate prima dalla redazione di Prima Pagina. Oggi Antonella Mascali ha risposto, tra gli altri, a Carolina da Ravenna. Una domanda che era una non-domanda: ma come fanno le donne a votare la Lega? Un interrogativo che già in sé contiene la risposta e cioè che per le donne dovrebbe risultare impossibile votare il partito di Salvini. Ma andiamo avanti. La giornalista ci ha messo il carico da novanta, facendo un’analisi psicologica del voto leghista che accomuna uomini e donne.
Mascali: gli elettori della Lega hanno paura anche del vicino di casa
“Secondo me – ha detto – non c’è una differenza tra uomini e donne nello scegliere la Lega. C’è una questione di sentimento di pancia che ha questo Paese ma che è diffuso in tutta Europa e rispetto al quale si risponde in un certo modo. Ci sono politici che lo cavalcano”. E ancora: “E’ il sentimento della paura, della paura del diverso, del vicino accanto, il chiudersi in se stessi perché ci si sente minacciati da qualsiasi cosa. Quindi non solo dallo straniero, ma anche dal vicino, dal collega di lavoro. Proprio un meccanismo di difesa estrema, direi patologica, che ti porta a votare per chi cavalca quelle paura. Per chi si serve della irrazionalità di ciascuno di noi”. Bontà sua ha poi aggiunto che questi poveretti dipinti come malati di mente, che votano Lega, vivono anche situazioni reali, e non immaginarie, citando il disagio delle periferie e “lo smarrimento per la mancanza di futuro”.
Ora, ci può stare che tu pensi che chi vota la Lega sia in preda a paure strumentalizzate. Ma se tu dici che chi vota da quella parte ha paura del collega, del vicino di casa, è chiuso in se stesso, in modo patologico, vuol dire che offendi milioni di persone ritenendole preda di turbe psichiche e questo, se parli da un canale radio della Rai, non te lo puoi permettere.