Feltri fa l’originale: «Sto con Rula». Ma di Sanremo dice: «Non me ne frega niente»

6 Gen 2020 18:40 - di Redazione
Vittorio Feltri foto Ansa

Feltri spiazza tutti. Ancora una volta. Controcorrente a prescindere, spesso e volentieri, anche su caso Rula Jebreal a Sanremo ha da ridire. Naturalmente l’opposto di quello che a maggioranza passa in questi giorni di rumors. Indiscrezioni. Conferme e smentite legate alla presenza (o meno, a questo punto) della bella e agguerrita giornalista di origini palestinesi sul palco del Festival della canzone italiana. Tutto comincia con il sito di Dagospia che anticipa lo scoop: la Jebreal contatta per una partecipazione all’Ariston. Immediate le reazioni su più fronti. Tra tutti, Capezzone si fa portavoce dei dissidenti che osteggiano la presenza della giornalista alla kermesse sanremese, animando un dibattito sui social particolarmente acceso e reiterato nei giorni. Oggi, dopo la smentita ufficiale che Rula Jebreal non salirà sul palco dell’Ariston, il commento anticonformista del direttore di Libero.

Vittorio Feltri sulla Jebreal a Sanremo: “Io sto con Rula”

«Credo che abbia ragione Rula Jebreal, la conosco è simpatica, brava e intelligente. Trovo ridicolo e sgradevole che la si contatti per averla come ospite e poi ci si ripensi. Io sto con Rula». E lo dice, chiaro e tondo all‘Adnkronos Vittorio Feltri. Riaprendo un file che sembrava essersi sopito. O che, almeno , covava sotto la cenere delle polemiche dei giorni scorsi. «A me del Festival di Sanremo non me ne frega nulla. Non l’ho mai visto e continuerò a non vederlo. Ma so che è un programma importante per la Rai. Se si decide di invitare una persona, poi non si fa dietrofront, magari per delle polemiche giornalistiche inutili. Se la Jebreal voleva portare la moglie di Obama, era una semplice proposta. Se l’idea non piaceva, si poteva semplicemente bocciare».

Da cattivista anti-vulgata radical chic alla posizione conciliante di oggi

Poi prosegue sula scia dell’endorsement. «Non me la sento di criticare Rula: è brava e intelligente. Probabilmente ha idee diverse dalle mie, ma questo non significa nulla», conclude quindi il direttore di Libero che, è vero, negli anni ci ha abituato alle sue posizioni “anti”. A vederlo sostenere sempre qualcosa di diverso, da una prospettiva differente, magari anche più impopolare rispetto a quella della vulgata radical chic. Anche a costo di recitare il solito ruolo del cattivista di turno magari. Forse per questo, oggi, trovarlo su una posizione conciliante e di apertura possibile, rispetto un casus belli come quello dibattuto sui social e non solo in questi ultimi giorni, stupisce un po’. Nulla di più…

Commenti

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  • Giuseppe Giarratano 6 Gennaio 2020

    Allora stai zitto.

  • Claudio Brandani 6 Gennaio 2020

    Malgrado non la apprezzi sono convinto che il giudizio di Lilly Gruber su Vittorio Feltri sia stato centrato: soggetto ad andropausa, che non è una malattia, però con effetti abbastanza significativi ed intensi sul personaggio autore dell’articolo in quanto dedito a cercare in ogni caso la compiacenza di belle donne soprattutto se famose (questa deduzione é mia personale e convinta). Feltri pur di accattivarsi le grazie femminili in genere straparla in favore della attenzionata momentanea. Salvo smentirsi al cospetto di un’altra preda (!).