“Casus belli”: da Alamo al Lusitania all’iraniano Soleimani. Gli americani non cambiano mai

17 Gen 2020 17:16 - di Giancarlo Cremonini
casus belli alamo

Tra Usa e Iran è una guerra non dichiarata. L’uccisione mirata del generale iraniano Soleimani, portata a termine dall’amministrazione Trump a mezzo di un drone armato, ha suscitato preoccupazioni in tutto il mondo. Infatti, si è temuto che l’operazione potesse dare il via ad una nuova guerra medio orientale con grave pericolo per l’Europa. E sia in termini di aumento del costo del petrolio e di contrazione del commercio internazionale, sia di destabilizzazione dell’area con conseguente possibile arrivo di milioni di profughi e richiedenti asilo. L’interrogativo, dopo l’attacco, è perché mai gli Stati Uniti avessero deciso così per regolare i loro rapporti con l’Iran.

Casus belli: l’eterna strategia Usa

Ma la storia americana, purtroppo, è una materia poco insegnata ed ancor meno studiata nel nostro Paese. Chiunqueconosca a fondo le vicende storiche degli Stati Uniti sa che i nord americani sono dei veri e propri artisti del “casus belli” e cioè dell’incidente militare o diplomatico per avere la motivazione di attaccare un nemico e distruggerlo. In 250 anni di storia, che sono veramente pochissimi se paragonati alla storia millenaria delle nazioni europee, gli Stati Uniti ricorsero a tale stratagemma un numero elevatissimo di volte al fine di camuffare una aggressione da legittima difesa e raggiungere i loro obiettivi di conquista ed espansione territoriale.

Il primo casus belli: il Boston Tea Party

Il primo casus belli della storia americana avvenne quando gli Stati Uniti ancora non esistevano. Sul finire del diciottesimo secolo le Tredici Colonie del Nord America erano sotto la autorità della Corona Britannica. I coloni, molti dei quali discendenti di gente scappata dall’Europa, erano sudditi di sua Maestà ed a lei dovevano obbedienza e fedeltà. Questi coloni volevano che la madre patria li difendesse dalle scorrerie di Indiani e Francesi ma mal tolleravano di dover pagare le tasse necessarie. Occorreva un incidente che gettasse il seme della ribellione. E l’incidente arrivò con il cosiddetto Boston Tea Party.

I membri di una organizzazione chiamata Sons of Liberty il 16 dicembre 1773 assaltarono, travestiti da indiani Moahawk, le navi inglesi nel porto di Boston gettando a mare le balle di the. Causando in tal modo un grave danno economico e di prestigio alla corona. Le autorità britanniche abboccarono all’amo scatenando una dura repressione. Così iniziò la Guerra di Indipendenza e la nascita degli Stati Uniti come nazione indipendente.

La Battaglia di Alamo usata per annientare il Messico

A seguito della raggiunta indipendenza i coloni iniziarono a muoversi verso ovest. Il confine orografico dei Monti Appalacchi che aveva costituito per molto tempo lo spartiacque fra il mondo dei nativi e quello dei bianchi non esisteva più. Alcuni territori vennero acquisiti pacificamente con transazioni commerciali. La Louisiana venne venduta da Napoleone e l’Alaska dalla Russia zarista. Ma non sempre fu possibile comprarsi il nemico. In questa quadro un altro clamoroso e famosissimo casus belli fu la battaglia di Alamo combattuta in Texas.

I messicani, che si erano affrancati dal dominio spagnolo, avevano accolto all’inizio dell’Ottocento coloni americani nelle loro terre consentendogli di iniziare lucrative attività economiche. Purtroppo dopo pochi anni questi coloni iniziarono a ribellasi al governo centrale chiedendo prima autonomia e poi piena indipendenza, un copione ben noto. I ribelli americani, asserragliati nella missione di Fort Alamo a San Antonio, furono eroici. Ma l’esercito messicano guidato dal generale Antonio Lopez de Santa Ana li assediò e li sterminò tutti. Fu il pretesto per dichiarare guerra al Messico. Gli Stati Uniti vinsero a mani basse togliendo al Messico il Texas il Nuovo Messico l’Arizona e la California, cioè un terzo del suo territorio.

Anche gli “Indiani” annientati così

Nel frattempo gli Usa ricorsero al metodo “casus belli” all’interno per togliere di mezzo i nativi americani. Il meccanismo era semplice e ben collaudato. I coloni bianchi invadevano i territori indiani. Massacravano bisonti e animali da pelliccia, abbattevano foreste e scavavano miniere ovunque. Quando i nativi, ridotti alla fame ed alla disperazione, reagivano le giubbe blu prontamente arrivavano massacrandoli e chiudendo i pochi superstiti in riserve.

Guerra alla Spagna sulla base di notizie false

Alla fine del diciannovesimo secolo abbiamo uno dei casi più spudorati di “casus belli” fabbricato dagli americani. All’epoca l’impero spagnolo, in piena crisi, ancora controllava Cuba, Puertorico, le Filippine e l’isola di Guam. Gli Stati Uniti ambivano a mettere le mani su questi territori ma necessitavano di un motivo per attaccare una nazione amica. Allora inviarono la corazzata Maine in visita nel Porto dell’Avana e, guarda caso, il 15 febbraio 1898, la nave saltò misteriosamente in aria nel citato porto. Ovviamente gli Stati Uniti accusarono, senza avere nessuna prova, gli Spagnoli di aver sabotato la nave e ciò fu il pretesto per dichiarare guerra alla Spagna. Gli Stati Uniti vinsero la guerra e presero tutte le colonie spagnole.

“L’America agli americani” di Monroe si trasformò in l’America agli Stati Uniti di Theodor Roosevelt ed i Caraibi il cortile di casa degli Usa. Vi fu poi il caso vergognoso dell’incidente di Tampico. In quella località messicana le autorità militari arrestarono per errore sette marinai americani. I marinai poi uscirono subito. Nonostante ciò gli Usa attaccarono il Messico occupando la città di Veracruz ed uccidendo centinaia di militari e civili messicani.

L’affondamento del Lusitania per entrare in guerra

L’incidente successivo fu quello del transatlantico Lusitania. Durante la Prima Guerra Mondiale il popolo americano era nettamente solazionista. Non voleva saperne di partecipare alla ennesima carneficina europea. Lo stesso Wilson era alla Casa Bianca promettendo e spergiurando che mai il Paese sarebbe andatoin guerra. Wilson, però, in cuor suo ambiva fortemente ad entrare in guerra. Però aveva bisogno di un evento clamoroso che convincesse il popolo americano a prendere le armi a fianco dell’Inghilterra. E l’incidente puntualmente arrivò provvidenziale con l’affondamento del Lusitania da parte di un U Boot della Marina Imperiale Tedesca. Ora, è innegabile che i tedeschi furono i responsabili dell’affondamento della nave. Ma recenti indagini dimostrano in modo certo che la nave, in violazione di tutte le norme internazionali e di sicurezza, aveva le stive imbottite di armi, esplosivi e munizioni destinati agli Inglesi. Questo fatto la rendeva un legittimo bersaglio per i tedeschi.

Inoltre un solo siluro raggiunse la nave ma affondò in pochissimi minuti proprio da causa della deflagrazione degli esplosivi nella stiva. Ciò impedi alla gran parte dei passeggeri di mettersi in salvo. La cosa agghiacciante è che le autorità americane fecero partire una nave con migliaia di civili a bordo sulla rotta controllata dagli U Boot sapendo che le stive erano imbottite di munizioni ed esplosivi. Non si può fare a meno di pensare che il maggior numero di vittime era un buon motivo per entrare in guerra. In ogni caso gli Stati Uniti fecero la guerra a fianco della Gran Bretagna, della Francia e dell’Italia.

La Baia del Tonchino per aggredire il Vietnam

Nel 1964 ci fu un ulteriore puntata della serie “casus belli” prefabbricato dalla Casa Bianca e dai servizi di intelligence americani. Si tratta dell’incidente della Baia del Tonchino. Gli Usa accusarono la Marina Nord Vietnamita di aver attaccato una loro unità navale che operava in acque internazionali nel Golfo del Tonchino, davanti alle coste del Vietnam del Nord. Sulla base di questo presunto attacco il Congresso approvò in pochi giorni la cosiddetta Risoluzione del Golfo del Tonchino che autorizzava il Presidente Johnson ad attaccare il Vietnam del Nord. La successiva desecretazione di documenti classificati permise di stabilire con certezza che l’incidente semplicemente non era mai avvenuto e che si era trattato di una messa in scena per dare mano libera al Presidente per bombardare a tappeto il Nord Vietnam.

Casus belli: le armi fantasma di Saddam

Ed infine abbiamo la recente seconda Guerra del Golfo che ha dei risvolti veramente paradossali. Un terrorista saudita di nome Bin Laden organizza un attentato alla Torri Gemelle e ad altri obiettivi in territorio Usa. Agirono quindici dirottatori provenienti da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Libano ed Egitto. In risposta a questo attacco il Presidente George W. Bush decide di attaccare l’Iraq di Saddam Hussein. Peccato che Saddam però nessuna parte ha avuto nell’attentato e che anzi si è sempre distinto per essere un nemico giurato di Al Qaeda. Per giustificare questa assurdità agli occhi del popolo americano, che in maggioranza non sa nemmeno dove sia l’Iraq, i servizi di Intelligence fabbricarono prove false che incolpavano Saddam Hussein di avere armi di distruzione di massa pronte da usare contro gli Stati Uniti.

Chi ha vissuto quei tempi ricorderà il povero ed ignaro generale Powell che, in perfetta buona fede, parlava alla Nazioni Unite intento ad esibire prove poi rivelatesi assolutamente false. Sulla base di queste grossolane frottole gli americano attaccarono e distrussero l’Iraq con il seguito di18 anni di guerra civile, centinaia di migliaia di innocenti uccisi e la totale destabilizzazione dello scacchiere medio orientale. Solo studiando questi precedenti storici inquietanti si possono valutare obiettivamente le accuse che oggi gli Usa rivolgono all’Iran e che, molto probabilmente, sono vere solo in parte e comunque ingrandite ed esagerate.

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