Addio a Duilio Marchesini, coraggioso “guerriero medievale” che non venne mai meno ai suoi princìpi

28 Gen 2020 19:27 - di Antonio Pannullo
marchesini

Duilio Marchesini ci ha lasciato alla soglia dei 90 anni. Era infatti nato a Roma, dalle parti di Porta Metronia, nel 1930. Una vita piena, intensa, coerente. Anzi, molte vite. Perché fu professore, cattolico tradizionalista, artista, scrittore, membro dell’Opus Dei. Ma soprattutto fu uomo d’azione. Anzi, un teorico (aveva due lauree) che all’occorrenza si faceva uomo d’azione. E in quegli anni per difendere le proprie idee occorreva farlo spesso. “Il cazzotto di Dio”, lo chiamavano allora scherzosamente i suoi amici, perché sopra ogni altra cosa combatteva, nelle strade, il materialismo ateo. Nelle cronache dell’epoca, lui cominciò fin dagli anni Sessanta a fare politica, il suo nome è indissolubilmente legato a quello dell’amico Giancarlo Scafidi. Erano inseparabili, in chiesa come in piazza, e oggi Scafidi era in prima fila nella bella chiesa di Sant’Eugenio alle Belle Arti, dove tra l’altro Marchesini faceva ultimamente catechismo ai bambini. Marchesini, che da anni come detto era attivissimo nell’Opus Dei, aveva preso l’impegno morale di povertà, castità e obbedienza, al quale non è mai venuto meno.

Marchesini protagonista di moltissimi episodi degli anni Settanta

Innumerevoli gli episodi di cui Marchesini, che era incontenibile, si rese protagonista. Lui e Scafidi frequentarono per un certo periodo Civiltà Cristiana, la vivace associazione di cattolici tradizionalisti sempre in prima fila nella difesa della fede. Marchesini tra l’altro fece il servizio d’ordine, nel 1977, quando venne a Roma monsignor Lefebvre. Ma prima di questo, come si è detto, dal 1968 in poi, fu attivissimo nell’università di Roma La Sapienza. Come abbiamo saputo, dal ’62 Marchesini gestiva incontri culturali fra professori e studenti all’ Università della Sapienza. Erano dialoghi interdisciplinari aperti al dibattito (quella del dialogo era una “conditio sine qua non”) e spesso si protraevano con singoli studenti dopo l’incontro. Dapprima alla Casa dello Studente di via Cesare De’ Lollis, poi alla facoltà di Lettere e Filosofia, infine a Giurisprudenza. Finché fu possibile. Nel ‘67 a Marchesini si aggiunse Scafidi e insieme riuscirono a mandare avanti queste iniziative, persino in tempo di occupazioni, in situazioni sempre più rischiose, fino al ’76.

Duilio subì almeno cento aggressioni alla Sapienza

E fu proprio alla Sapienza che Marchesini subì le più gravi aggressioni. Da parte – come diceva lui e in effetti era così – dell’ateismo comunista sostenuto da Unione Sovietica, Cina e Partito Comunista Italiano. Marchesini subì all’ateneo capitolino qualcosa come 100 aggressioni. Qualcuna più grave, qualcuna meno. Ma certo una volta gli ruppero la testa, una il braccio. Una nel 1973, una nel 1974. Ma lui non si arrese mai. Anche da solo, “caricava i comunisti” che invece erano in gruppo. Marchesini, pur avendo molti amici, tuttavia non apparteneva a nessun gruppo politico.Per questo spesso lo trovavano da solo, o con Scafidi,  e li aggredivano selvaggiamente. Un’altra volta, un prete “moderno” della chiesa dei Martiri Canadesi a Roma, decise di aprire alla modernità e autorizzò le famigerate messe con la chitarra. Marchesini non lo poteva tollerare. Per lui la messa era un rito sacro. Avvisato dai veri fedeli della chiesa, andò con un gruppo di fedeli, interruppe la messa e scatenò un parapiglia, schiaffeggiando anche il sacerdote dissacratore. Tre chitarre furono distrutte in quella circostanza. Memorabile rimase poi il sit in  organizzato da Marchesini al Teatro dell’Opera dove si rappresentava Jesus Christ superstar.

Quel giorno barricato dentro San Pietro…

Ma il suo peggiore “nemico” era Paolo VI. Intransigente e cristiano sin nel profondo com’era, Marchesini non capiva perché Paolo VI dovesse incontrarsi con il ministro degli Esteri sovietico Andrej Gromyko continuamente. Decise di agire. Con un gruppo di – oggi diremmo facinorosi ma erano solo persone convinte delle loro idee – si introdusse dentro San Pietro per manifestare il suo sdegno. Ovviamente arrivò la polizia vaticana e Marchesini si barricò in una cappella dentro San Pietro insieme con pochi altri. Alla fine furono raggiunti dai gendarmi, picchiati e consegnati alla polizia italiana. Marchesini era così: coerente fino allo spasimo, deciso, difensore delle idee e dei veri religiosi. La sua strada – impervia – spesso in intrecciò con quella del Fuan, del Msi, di Ordine Nuovo, di Avanguardia nazionale, quando gli obiettivi erano comuni. Ed ebbe la stima e il rispetto di tutti gli attivisti, una volta constatato che non si tirava mai indietro, anzi che spesso partiva per primo. E oggi c’erano anche molti “vecchi” politici alle sue esequie, ma anche molti giovani, perché Duilio ha ben seminato.

Una storia esemplare di bontà e abnegazione

Infine, vorremmo concludere questa non esauriente biografia di Duilio Marchesini con un episodio che dà la cifra della statura morale dell’uomo. Abitando in via Gallia, Marchesini e Scafidi frequentavano anche la sezione didel Msi di piazza Tuscolo. Addirittura, nel 1976 vi si iscrissero, insieme con una ragazza che avevano conosciuto. Al congresso sezionale Marchesini si presentò segretario – chissà perché – in opposizione a Tommaso Luzzi, che ovviamente poi divenne segretario. Marchesini prese tre voti: il suo, quello di Scafidi e quello della ragazza che li accompagnava. La ragazza era fuggita dal suo paese di origine, in Ciociaria, perché era incinta. Marchesini la convinse a non abortire e insieme col suo inseparabile amico la mantennero e poi mantennero agli studi la bambina che nacque. Ebbene, oggi madre e figlia erano in chiesa a salutare Duilio.

Commenti

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  • LINO BERTUZZI 30 Marzo 2020

    Segnalo questo link che potete copiare e incollare nella riga di comando del vostro browser http://linobertuzzi.altervista.org/LINOSPAGE/spirito/conversazioni/opere/GiancarloDuilio.htm
    Qui Giancarlo Scafidi mi ha permesso di pubblicare il testo di una sua ‘conversazione’ intitolata ‘Amicizia’ – dove parla del suo rapporto con Duilio – tenuta a un gruppo di persone che partecipavano a un ritiro spirituale all’Elis.
    La suddetta fa parte di poche altre ‘conversazioni che trovate qui
    http://linobertuzzi.altervista.org/LINOSPAGE/spirito/conversazioni/primoframe.htm

  • Mario Tralippa 29 Gennaio 2020

    Pannullo dimentica (o sorvola) come il modo irruento di manifestare le sue opinioni lo portò alcune volte, più o meno ingiustamente, a soggiornare a Regina Coeli, spesso insieme all’inseparabile Giancarlo. Sull’esperienza i due scrissero un libro delizioso, purtroppo ormai introvabile. Le loro convinzioni di cristiani li portarono infatti a prodigarsi per gli altri detenuti, aiutandoli soprattutto con le loro competenze di laureati.

  • ALFONSO 29 Gennaio 2020

    Complimenti per il ricordo fedele di un amico di tante battaglie in nome della cristianità universale e non di quella dello Stato del Vaticano. Chi ha avuto la fortuna come me di conoscerlo negli anni duri di quella che fu una vera e propria guerra civile in Italia conserva indelebile il ricordo della spiritualità che emanava con i gesti e la parola, contrastando la deriva materialistica che stava vivendo la nostra generazione e profetizzando già in quegli anni il degrado sociale e politico della società come poi è stato

  • BALDONI ADALBERTO 28 Gennaio 2020

    OTTIMO PEZZO PERCHÉ TRATTEGGIA LA FIGURA CRISTALLINA DI DUILIO, CORAGGIOSO E COERENTE “GUERRIERO” . ESEMPIO PER LE NUOVE GENERAZIONI.