Strage di Bologna: un’altra donna vide il corpo “decapitato”. Ed è possibile ascoltarla ancora (video)
Strage di Bologna, Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
Ancora una testimonianza, per altro, ancor più sensazionale rispetto alle altre due di cui il Secolo ha parlato in precedenza, sulla presenza, di un cadavere decapitato nello scenario della strage di Bologna. In quella stazione ferroviaria appena devastata dalla bomba.
Un cadavere di cui, però, non si trova più traccia nei documenti successivi. Che riguardano le vittime dell’attentato del 2 agosto 1980.
Sensazionale, dunque, la testimonianza, perché diretta. E raccolta proprio quella maledetta mattina del 2 agosto appena fuori dalla sala d’aspetto saltata poco prima per aria.
Sensazionale perché, oltre alla notizia, dato che è ancora possibile “ascoltarla”, come se si fosse lì, nel tragico frangente, è possibile apprezzare di questa testimonianza anche l’effetto psicologico che la visione di una così orrenda immagine ha provocato. Quindi la genuinità e la veridicità del narrato.
Il filmato è chiaramente un servizio giornalistico, della Rai. O, forse, di un’emittente privata.
Nell’uno o nell’altro caso, non dovrebbe essere difficile per le autorità inquirenti procurarsi il “girato”. Cioè, l’insieme dei filmati originali, prima del montaggio, dove certamente, oltre alla voce, è visibile il volto della donna che parla.
La stessa donna ascoltata da Marco Marozzi, il quale – come si è scritto nei giorni scorsi – ne scrisse su La Repubblica? Oppure un’altra e, quindi, una terza persona? Prima o poi, lo si scoprirà.
Per altro, non si tratta nemmeno di un documento nascosto o sconosciuto, ma più semplicemente “sottovalutato” da anni. E che chiunque può ascoltare dal 5 agosto 2009. Da quando il sito “Arcoiris” – un piccolo organo d’informazione su YouTube – lo ha “postato” nella sua pagina.
Il frame importante è di pochi secondi, al minuto 1,50.
Sei brevi secondi – questo il link che collega alla pagina – che testimoniano chiaramente come ci fosse una vittima dell’esplosione senza la testa.
Una vittima a cui, forse, apparteneva il lembo facciale attribuito, erroneamente, a Maria Fresu.
Oppure – se si tratta di resti umani differenti, poi lasciati passare per gli stessi – quella “testa di donna” di cui scrisse il procuratore Luigi Persico. O, ancora, quella “testa umana” così catalogata dal professor Cicognani della Medicina Legale di Bologna.
Una vittima della strage di Bologna che sembra proprio che qualcuno abbia fatto sparire dagli obitori o dai cimiteri del capoluogo emiliano.