Senza vergogna: il governo pronto a chiedere la fiducia su una legge di Bilancio finta
Diciannove articoli, mille commi, 452 pagine. È il testo la legge di Bilancio, l’antica legge finanziaria. Nei tempi di vacche grasse e di marchette a gogò, la sessione parlamentare dedicata alla manovra economica era dipinta dai cronisti come l’assalto alla diligenza. E deputati e senatori – soprattutto i peones – come altrettanti banditi armati di emendamenti fino ai denti. In tempi di vacche magrissime, invece, c’è ben poco da assaltare. Soprattutto ora che c’è un governo che non si regge neanche sdraiato. Infatti, il Consiglio dei ministri deciderà di mettere la fiducia e lunedì il testo passerà blindato alla Camera con tanti saluti ai mille e passa emendamenti firmati dal centrodestra. Che infatti ha già annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale per denunciare la compressione delle prerogative del Parlamento da parte del governo.
La legge di Bilancio non detta le regole
La fiducia sulla legge di Bilancio non è certo una novità. Questa volta però, la mancata possibilità d’intervento da parte delle Camere è aggravata dalla circostanza che nel testo sono appostati solo i soldi e non anche le norme. È il caso della riduzione del cuneo fiscale. Ci sono 3 miliardi per il 2020 e 5 per il 2021. Ma non c’è scritto con quali regole il lavoratore dipendente troverà (se troverà, a questo punto) più soldi in busta paga. Tutto è rinviato, si legge, ad «appositi provvedimenti normativi».
La vera manovra arriverà solo con il dl Milleproroghe
In realtà, per la prima volta, il Parlamento sta esaminando una finanziaria finta. Una sorta di Scherzi a parte a base di cifre e di decimali. La differenza è che farà più piangere che ridere. Soprattutto quando emergerà chiaro, ad esempio, che i 47 miliardi di clausole di salvaguardia, al contrario di quel che vanno dicendo Conte e Gualtieri, non sono stati affatto disinnescati. No, il governo li ha semplicemente spostati nel tempo. La vera legge di Stabilità, forse, vedrà la luce solo oggi con il varo a Palazzo Chigi del “decreto Milleproroghe“. La ciccia sta tutta lì. Indizio che il governo non riesce a trovare la quadra su niente. Basta leggere, per rendersene conto, l’intervista di Matteo Renzi al Sole 24Ore: «La minaccia dell’aumento dell’Iva – dice – è stata disinnescata ma manca la crescita, purtroppo». E se lo dice lui…
Cosa vi aspettavate da un Conte doppia faccia che sa’ come pugnalare alle spalle.