Renzi rottama gli alleati ma s’incolla alla poltrona: «Conte riferimento per il Pd, non per noi»

22 Dic 2019 11:52 - di Valerio Falerni
Renzi

E meno male che sono alleati di governo, anche se Matteo Renzi ne sembra ogni giorno meno convinto. Leggerne, per conferma, la pirotecnica intervista a Repubblica. Di più un avversario del Conte-bis non avrebbe potuto dire. Dalle «scandalose leggi» griffate 5stelle al «no comment» su Di Maio motivato con il «perché penso alle cose serie», alla bocciatura di Conte come «punto di riferimento per i progressisti», che è poi un calcio negli stinchi a Zingaretti che così l’aveva definito, la chiacchierata di Renzi è tutto un crepitare di fuochi d’artificio.

Renzi intervistato da Repubblica

Spettacolare e tuttavia effimera se solo si considera che l’intervista non è certo il preludio ad una crisi. L’ex-Rottamatore non sta messo molto bene: ha bisogno del governo per esistere ma nel contempo ha necessità di criticarlo per sopravvivere. In pratica, del Conte-bis, Renzi è diventato un po’ la suocera bizzosa, ma tutto sommato innocua. Almeno nell’immediato. Poi si vedrà. Il presente gli offre pochi margini di manovra e lui fa quel che può. La sua strategia è bifronte: togliere voti al Pd e nello stesso tempo attirare quelli di Forza Italia. È per assecondare il primo obiettivo che ha sparato a zero su Conte. «È il premier, lo rispetto – ha dichiarato a Repubblica il leader di Italia Viva -, ma ricordo le sue frasi sul populismo, sul giustizialismo, sulla Diciotti, sul reddito di cittadinanza, su quota 100».

Su Salvini «leggeremo le carte»

Il premier è però corteggiato dai Dem. Renzi lo sa e affonda il colpo: «Se però per Zingaretti Conte è l’uomo giusto, amici come prima. Per noi non lo è stato, non lo sarà: con lui governiamo in condizioni emergenziali». Verso l’elettorato moderato sfodera invece l’arma del garantismo. Attacca Bonafede sulla prescrizione («è uno scandalo») e lascia intravedere un approfondimento sulla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di processare Salvini per sequestro di persona: «Prima di decidere, leggiamo le carte. Siamo persone serie, noi». Gli altri, il resto della maggioranza, evidentemente no. E meno male che sono alleati.

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