Perseguitava i suoi dipendenti istigandoli al suicidio: condannato il manager di France Telecom

20 Dic 2019 15:48 - di Monica Pucci

Molto più che mobbing. Istigazione al suicidio. Didier Lombard, l’ex ad di France Telecom (video), è stato condannato a un anno di carcere e a una multa di 15mila euro per una serie di suicidi di dipendenti della compagnia telefonica francese che dal 2013 ha preso il nome di Orange. I giudici hanno infatti stabilito che Lombard e altri dirigenti dell’azienda – condannati a pene più lievi – si sono resi colpevoli di “vessazioni morali”. E hanno utilizzato metodi “proibiti” adottando, tra il 2007 e il 2008, politiche aziendali tese a ridurre il personale.

I giudici hanno condannato anche la società, imponendo una multa di 75mila euro. Lombard può usufruire della sospensione di otto mesi della pena. Restano quindi quattro mesi da scontare. Lombard ha annunciato che farà ricorso contro la sentenza che, ha detto il suo avvocato, è “un totale errore” dal punto di vista legale. La società invece ha fatto sapere che non ricorrerà in appello. L’azienda ha ricordato che dallo scorso ottobre sta lavorando una commissione per valutare gli indennizzi per i familiari dei dipendenti che si sono suicidati. L’obiettivo è quello di arrivare a “indennizzi accettabili” evitando dispute legali “lunghe, costose e soprattutto dolorose”. I giudici hanno condannato anche la società, imponendo una multa di 75mila euro.

France Telecom, diciannove suicidi tra il 2007 e il 2010

La sentenza nei confronti di France Télécom e dei suoi dirigenti è arrivata dopo che il tribunale ha analizzato i casi di 39 parti civili. Alcune legate a 19 persone che si sono suicidate. Secondo i giudici, tra il 2007 e il 2008, dai vertici del gruppo si diffuse un clima nocivo di molestie “morali e istituzionali”. Nello specifico, tra il 2007 e il 2010 l’azienda ha messo in pratica i piani “Next” e “Act”, con l’obiettivo di riorganizzare France Télécom in tre anni.
Durante questo periodo, però, 35 dipendenti dell’ex gigante delle telecomunicazioni di proprietà statale si sono suicidati, mentre i manager hanno intrapreso un vasto piano di ristrutturazione che prevedeva il taglio di 22mila posti di lavoro, quasi uno su cinque. Suicidi che hanno portato alla richiesta di azioni contro le “molestie morali” da parte dei capi, accusati di concentrarsi sulla linea di fondo a spese del benessere dei dipendenti.

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