Papa Francesco abolisce il segreto pontificio sui preti pedofili
Gli abusi sessuali commessi dagli ecclesiastici su minori non sono più coperti da segreto pontificio. È la novità principale contenuta nel rescritto di Papa Francesco. Il pontefice interviene sui reati di pedofilia commessi da esponenti del clero. Lo fa modificando e aggiornando alcuni termini relativi al reato e al processo ecclesiastico, con due rescripta separati ma inerenti lo stesso tema. Argomnto che più di uno scandalo ha provocato all’interno della Chiesa e fin dentro le mura del Vaticano. Con il Rescriptum ex audientia sulla riservatezza delle cause, il Papa abolisce il segreto pontificio. Lo riduce, infatti, a semplice segreto d’ufficio. Mentre con il Rescriptum ex audientia di modifica delle norme relative ai reati più gravi, il Pontefice apre anche ai laici i ruoli di procuratore e avvocato e innalza da 14 a 18 anni l’età massima delle vittime di pedofilia e pedopornografia.
Le norme in vigore dal 2020
Il primo rescriptum sarà immediatamente operativo subito dopo la sua pubblicazione sull’Osservatore Romano, mentre il secondo ‘rescriptum’ entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio del 2020 una volta inserito degli Acta Apostolicae Sedis.
Il senso del rescritto di Papa Francesco
Il senso della riduzione del segreto pontificio a semplice segreto d’ufficio? Monsignor Juan Ignacio Arrieta segretario del Pontificio Consiglio per i testi legislativi lo spiega chiaramente. “Il Papa intende precisare il grado di riservatezza con cui devono essere gestite le notizie o le denunce concernenti abusi sessuali compiuti da chierici o persone consacrate contro minori e altri soggetti determinati. Nonché quelle eventuali condotte di autorità ecclesiastiche che tendessero a silenziarle o coprirle”.
Papa Francesco vuole cancellare la discrezionalità
Lo scopo della nuova istruzione di Papa Francesco è di “cancellare la soggezione al segreto pontificio riconducendo il livello di riservatezza, doverosamente richiesta a tutela della buona fama delle persone coinvolte, al normale segreto d’ufficio che ogni sacerdote o il titolare di un pubblico ufficio è tenuto a osservare, in modalità distinte a seconda che si tratti di soggetti che hanno diritto a conoscere queste notizie e di chi invece non è in possesso di alcun titolo per averle”. Il documento vuole “dare certezza sul modo di comportarsi in queste situazioni che, in alcuni casi per i ministri sacri, possono sfiorare irrinunciabili doveri morali di segretezza”.