Mes, Conte provoca Meloni e Salvini alla Camera : l’opposizione insorge
Non spiega nulla, non dice nulla se non le solite giustificazioni propagandistiche. Conte sul Mes sceglie la strada della provocazione. I suoi bersagli sono Giorgia Meloni e Matteo Salvini. In virtù del fatto che sono i suoi più fieri oppositori.
“Mi sono sorpreso non della condotta del senatore Salvini, la cui disinvoltura a restituire la verità e la cui resistenza a studiare i dossier mi sono ben note.Mi sono sorpreso del comportamento della deputata Meloni di diffondere notizie allarmistiche, palesemente false”. Notizie che hanno destato “preoccupazione nei cittadini e, in particolare, nei risparmiatori”. “È stato detto che sarebbe prevista la ‘confisca dei conti correnti dei risparmiatori’ e, più in generale, che tutti i nostri risparmi verrebbero posti a rischio”. A quel punto l’opposizione in Aula insorge. E Conte è costretto a interrompere per qualche istante il suo intervento. Il presidente Fico riesce a riportare la calma.Ma ormai il clima è incandescente. Conte chiama in causa anche Tria. “Inviò alle Camere il testo di revisione del Mes”. Nuove proteste .
“Si è detto – continua Conte- che perseguivo biechi interessi personali. Questa accusa non rientra nell’ambito dell’ordinaria polemica politica. Ho invocato per questa nuova stagione politica un linguaggio mite. Le accuse che mi sono state rivolte trascendono i più accesi toni. Siamo al cospetto di un’accusa gravissima. Se queste accuse avessero un fondamento, saremmo di fronte a un vulnus all’attività di governo. E sarei costretto a rassegnare all’istante le dimissioni dalla presidenza del consiglio”.
Ma così, per Conte, non è. “Le accuse circa una carenza di informazione sono completamente false”. “Desidero inoltre precisare che tutto quella che avveniva in Europa era conosciuto dal governo”. Anche queste affermazioni sono contestate dall’opposizione. In particolare da Claudio Borghi. Conte si infastidisce e attacca direttamente il deputato leghista. È una scorrettezza e persino Fico è costretto a riprendere il premier.
E’ convinto di essere un monarca assoluto, nemmeno lo Statuto Albertino, una sorta di Imperatore Francesco Giuseppe , per cui qualsiasi obiezione viene considerata di lesa maestà. E poi con il loro sguardo tra il sornione e il volpino, i sinistri vanno a poltrire nei vari salotti radical TV lamentandosi che in giro c’è aria di dittatura.