Da Bologna la Meloni sfida Conte e demolisce la manovra: “Una dichiarazione di guerra a chi produce”

1 Dic 2019 13:54 - di Giovanna Taormina
Meloni

Il governo «dovrebbe cadere sul Mes, se Di Maio ha un briciolo di dignità questo è il momento di farlo. Basta proclami. Luigi Di Maio, i numeri in Parlamento ce li hai tu. E se non vuoi che venga sottoscritto il Mes dì che ritiri il sostegno del Movimento al governo. Basta fare i pagliacci». Giorgia Meloni a Bologna sfida il governo e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che domani riferirà in Parlamento sul sul fondo Salva-Stati. La sala dell’EuropAuditorium è piena per la manifestazione di Fratelli d’Italia, organizzata dal gruppo al Senato, “L’Italia che pensa in grande. Imprese, lavoro, infrastrutture. L’altra manovra possibile”. «Basta fare finta di dire una cosa e poi farne un’altra, se si vuole essere coerenti Di Maio ha l’occasione di dimostrare che ha un briciolo di dignità», ribadisce Giorgia Meloni.

Meloni: Conte smentisca Gualtieri

Nel frattempo, la leader di FdI si augura che «domani il premier venga a smentire il ministro dell’economia sul fatto che il Mes è inemendabile, perché noi ci aspettiamo che queste decisioni passino dal Parlamento, come sempre accade per decisioni così importanti, altrimenti dovrà spiegare perché ha svenduto gli interessi degli italiani e in cambio di che cosa, su questo sarò molto chiara domani», aggiunge. L’Italia, dice, «non è nazione di passaggio, siamo paesi fondatori. Siamo una nazione senza cui l’Unione europea non esiste. Dobbiamo chiedere che si rispettino gli interessi nazionale». A nulla sono valse le rassicurazioni di Paolo Gentiloni, commissario per gli Affari economici e monetari dell’Unione europea che ha escluso che l’intesa sul fondo rappresenti «un rischio per l’Italia». «Da ministro degli Esteri ha tentato di regalare ai francesi un pezzo di mare italiano pescosissimo», attacca la Meloni. «Perché dovrei fidarmi? Sulla difesa degli interessi italiani Gentiloni non è il mio punto di riferimento». Dal teatro del capoluogo emiliano a pochi passi dalla sede della Regione, Meloni presenta la sua contro-manovra. Boccia la manovra del governo giallo-rosso: «Tutta minacce, manette, tasse e sprechi». E lancia la volata alla leghista Lucia Borgonzoni che sfiderà il presidente uscente Stefano Bonaccini per la guida dell’Emilia-Romagna.

Meloni, l’arrivo in sala

«Sono molto contenta di questa sfida vinta, di una sala insomma non facilissima da riempire. Oltre 2mila persone sono qui oggi per FdI in Emilia Romagna». Commenta la leder di FdI, arrivando alla convention.  «Mi pare – aggiunge – un buon segnale anche per le elezioni regionali in una regione che non è storicamente facilissima per la destra italiana». Poco distante da qui, si è tenuta una conferenza stampa del leader leghista Matteo Salvini. Ma Meloni non l’ha vissuta come uno sgarbo “tra alleati”. «Non credo – dice – penso di no, di iniziative ne facciamo tante. Ogni minuto, si possono fare possono fare più cose nella stessa giornata. È normale in campagna elettorale che di iniziative ce ne siano molte». Dal palco, prima dell’intervento della leader, si sono alternati senatori e esponenti della società civile. E dalle loro voci è emerso l’attacco alla manovra. Definita una “dichiarazione di guerra contro chi produce e lavora”. Si è parlato di tasse e del sistema infrastrutturale che fa acqua da tutte le parti, del debito che diventa schiavitù.

I manifesti di Bonaccini

«Siamo qui stamattina per parlare di manovra finanziaria, abbiamo scelto Bologna non a caso perché l’Emilia Romagna rischia di essere una delle regioni più tartassate da un governo che sta facendo una manovra tutte minacce, manette, tasse e sprechi», spiega Meloni. «Ho visto i manifesti di Bonaccini senza il simbolo del Pd, probabilmente se ne vergogna e lo capisco», osserva. Tanto che gran parte delle speranze del Pd, spiega Meloni, sono riposte nel movimento delle sardine. Movimento nato proprio a Bologna. «Devo segnalare che per un movimento che si presenta contro l’odio le palate di insulti, minacce e letame che mi hanno lanciato sui loro social mi sembrano un po’ distanti da quello che si racconta di loro. Del resto le sardine sono l’unico movimento al mondo che scende in piazza per difendere il governo contro l’opposizione».

Borgonzoni

Lucia Borgonzoni «è la nostra candidata, stiamo facendo campagna elettorale. E pensiamo che Fratelli d’Italia possa fare la differenza in questa regione». E poi ancora: «Non abbiamo fatto mistero di avere fatto altre proposte ma siamo una coalizione e lavoriamo sempre per vincere. Così come speriamo si voglia fare anche nelle altre regioni. Credo sia importante vedersi il prima possibile».  E aggiunge: «Noi siamo già in campagna elettorale. Stiamo già lavorando e ci aspettiamo nelle prossime ore di incontrare anche gli altri alleati della coalizione per chiudere anche le altre regioni. Ma qui in Emilia siamo già in campagna elettorale e stiamo facendo delle liste forti e competitive per portare un valore aggiunto come pensiamo che FdI possa avere».

Il reddito di cittadinanza e il caso Bibbiano

«Noi siamo contrari al reddito di cittadinanza. Noi vogliamo la dignità del lavoro, non vogliamo la paghetta di Stato. Queste risosrse vanno liberate  per aiutare le famiglie e chi cerca un lavoro.  E poi smettiamola. Per pagarci le pensioni del futuro  non ci servono gli immigrati, basta far lavorare le donne. Noi siamo una civiltà spacciata la famiglia è diventata un’ostacolo. Se un uomo e una donna e vuoi mettere al mondo un figlio? Come come sei antico…», dice ancora la Meloni ironica. Battuta che provoca l’ilarità della sala. Ovazione della platea alla convention di quando la leader Giorgia Meloni tocca il
tema di Bibbiano, la città passata alle cronache per un’inchiesta sull’affido di minori. «Noi siamo a fianco dei bambini. Il caso di Bibbiano è gravissimo sono stati tolti tanti bambini ai loro genitori  per darli a coppie arcobaleno o a strutture ideologicamente orientate. Siamo stati i primi ad arrivare a Bibbiano e saremo gli ultimi ad andarcene. Uno Stato che non riesce a difendere i bambini è indegno.  Non perché ci interessi utilizzare la vicenda di Bibbiano ma perché uno Stato giusto sta con i deboli, i
bambini», afferma Meloni, applaudita calorosamente, con tanto di sventolio delle bandiere nazionali e del partito.  Per aver parlato di questa storia, di «bambini tolti per essere affidati a coppie arcobaleno. Io – dice Giorgia Meloni – sono stata denunciata, ma la considero una medaglia, processatemi ma non mi farete stare zitta, non siamo disposti a sopportare questo schifo».

La manovra

«È un atto di guerra contro chi lavora e produce. Siamo il partito produttivista.-  E siamo a fianco di chi ha il coraggio  di mantenere aperta un’impresa.  Quello che vogliono proporci è inaccettabile. la lotta all’evasione così come è stata congegnata è peggio di un sistema sovietico.  Sono una banda di guardoni su come spendiamo i nostri soldi. E poi c’è l’assurdo sequestro preventivo dei beni per chi è indagato per evasione fiscale. Noi vogliamo libertà. E l’abolizione al limite del contante. Una misura che non serve a niente. L’obbligo di pagare con la carta? Il governo fa un favore alle banche.  Dove sta la vera evasione fiscale? Nelle banche e nelle multinazionali e nei colossi del web. Parlano di tasse etiche, ma si tratta di nuove tasse: sei miliardi per il 2020 e 11 miliardi per il 2021».

Al termine della manifestazione lunghe code per fare selfie. La leader di FdI si è concessa per una lunga “coda” di foto con i partecipanti, molti dei quali sono rimasti in piedi durante il suo intervento, tanto era pieno il teatro. «Ho tentato di raccontare il grosso di una visione alternativa per disegnare l’Italia che porteremo al Governo , un’Italia ha vuole essere grande», ha detto Meloni alla fine del suo intervento, chiedendo alla platea di «dare in Emilia Romagna la spallata definitiva a questi signori asserragliati nel palazzo. Li manderemo a casa a partire dal 26 gennaio».

 

 

 

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